Google
 

mercoledì 30 giugno 2010

CaterRaduno 2010: "Italiani, italieni, italioti" con Ugo Dighero & Banda Osiris

CaterRaduno 2010
Senigallia, Foro Annonario, 29 giugno 2010 ore 22.30


Canon EOS 50D - Sigma 70-200 F2.8 APO EX DC HSM
1/400 - F2.8 - ISO800 @ 97 mm.


Canon EOS 50D - Sigma 70-200 F2.8 APO EX DC HSM
1/320 - F2.8 - ISO800 @ 97 mm.














Per vedere la galleria completa, clicca sul bottone e buona visione!

martedì 29 giugno 2010

"La sedia vuota" di Jeffery Deaver: impressioni a caldo

Jeffery Deaver - LA SEDIA VUOTA

Quadriplegico da anni, Rhyme vuole recuperare almeno in parte la sua mobilità. Con Amelia si reca perciò nel North Carolina per sottoporsi all'operazione. Ma appena arrivati le autorità chiedono il loro aiuto in un'indagine: nell'arco di ventiquattr'ore nella cittadina di Tanner's Corner ci sono stati un omicidio e il rapimento di due giovani donne. Il principale sospetto è uno strano adolescente di nome "l'Insetto". Rhyme e Amelia riusciranno ad inchiodare il giovane, ma nemmeno Rhyme potrebbe mai sospettare che Amelia non sarà d'accordo con lui e fuggirà nella palude insieme al ragazzo che lui considera uno spietato assassino. E così Rhyme si trova ad affrontare la sfida più difficile: quella con la donna cui ha insegnato tutto ciò che sa.

Titolo originale: "The Empty Chair", 2000
Casa Editrice Rizzoli (BUR Best Seller)
Traduzione: Maura Parolini, Matteo Curtoni
480 pagine - € 8,00


IL MIO GIUDIZIO:
Ho paura di ripetermi, ma ad ogni recensione di un libro di Deaver (sto leggendo la serie delle "indagini di Lincoln Rhyme") non posso fare a meno di elogiare il suo modo di scrivere, di stupirmi per come riesca a mantenere viva la suspance fino all'ultima pagina ed a meravigliarmi ogni qualvolta ciò che sembra scontato si trasformi nell'esatto opposto. [...]
I racconti di Jeffery Deaver hanno solamente due difetti: sono troppo corti (ma questa è una falsa impressione, dal momento che non si può fare a meno di "divorarli") e danno dipendenza, parecchia dipendenza...
Uhm... rettifico, quelli citati non sono difetti, ho sbagliato: sono pregi! ;-) [...]


...continua la lettura su Replay Books

Fotografi nel web #125: Nicola Lodigiani



Nicola Lodigiani: chi è?
Mi ritengo un fotoamatore evoluto, una definizione letta su qualche catalogo di fotocamere che mi ha fatto sorridere, nonostante fotografo anche per professione i lavori che faccio li scelgo sempre in campi di mio gradimento, ho la fortuna di non doverci campare con la mia attività di fotografo, quindi mi posso permettere di fare solo i lavori che ritengo più vicini al mio intendere di fotografia. Poi a volte capita anche qualche lavoro meno gradito, soprattutto quando collaboro con altri fotografi, purtroppo uno dei miei grandi "difetti" è che non sono capace di dire di no a chi mi chiede una mano. Con questi lavori posso togliermi qualche sfizio sulla attrezzatura senza dover gravare sul bilancio familiare.

Quando hai iniziato a fotografare?
Relativamente tardi, diciamo che fotografo con una certa continuità e dedizione da 13 anni, praticamente oltre i 30 anni, dato che in questo momento ne ho 45, anche se devo dire che la fotografia è nella mia vita da sempre, ho foto fatte da me con la vecchia Agfa di famiglia alle gite scolastiche delle elementari.

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Farei prima a dire quale è il genere che non mi piace fotografare, mi piace fare un po' di tutto, la foto naturalistica sopra tutte ed è l'unico genere che pratico diciamo tutto l'anno (oltre ai matrimoni per lavoro) l'unico genere per cui trascuro altri generi fotografici. Mi piace vivere a contatto con la natura, ci sono giorni che esco per fotografare, ritorno senza neanche aver acceso la fotocamera per mancanza di soggetti, ma sono soddisfatto lo stesso perchè magari ho trascorso mezza giornata senza pensare a niente altro se non a godermi la giornata. Adesso poi che ho scoperto la macro fotografia sono maggiormente motivato a trascorrere giornate in mezzo alla natura. [...]


L'intervista continua su Fotografi nel Web





Fotografie: © Nicola Lodigiani

lunedì 28 giugno 2010

"L'uomo scomparso" di Jeffery Deaver: impressioni a caldo

Jeffery Deaver - L'UOMO SCOMPARSO

Tutto comincia in una scuola di musica di New York. Un killer, compiuto un omicidio, si chiude dentro una classe. In pochi minuti la stanza è circondata dalla polizia. Improvvisamente dall'interno arriva un urlo, seguito da un colpo di arma da fuoco. Sfondata la porta, gli agenti si trovano di fronte a un mistero: nell'aula non c'è nessuno. Una nuova sfida per Lincoln Rhyme e la bella Amelia Sachs: per lei la risoluzione del caso potrebbe significare una promozione, mentre per Lincoln è solo l'ennesimo duello con un criminale che stavolta è anche un maestro dell'illusionismo, "il Negromante", che li provoca con delitti raccapriccianti e sparizioni sempre più diaboliche.

Titolo originale: "The Vanished Man", 2003
Casa Editrice Rizzoli (BUR Best Seller)
Traduzione: Maura Parolini, Matteo Curtoni
464 pagine - € 7,90


IL MIO GIUDIZIO:
Deaver riesce sempre a stupirmi. Colpi di scena continui (forse troppi?), ore di sonno (le mie) perse correndo dietro ad un colpevole che sembra inafferrabile, e anche se si riesce ad acciuffare sparisce in una nuvola di fumo... inizi a fare un'ipotesi sull'identità dell'assassino e quando, proseguendo con la lettura, ti sei fatto un'idea sul probabile colpevole, lo scrittore ti cambia le carte in tavola e tutto viene rimescolato... un rompicapo senza fine, una suspance continua. [...]


...continua la lettura su Replay Books

Pesaro: mostra fotografica "Paesaggi. Luigi Ghirri - Mario Giacomelli"

La mostra "Paesaggi. Luigi Ghirri - Mario Giacomelli" verrà inaugurata sabato 3 luglio 2010 alle ore 19.00 presso il Centro Arti Visive Pescheria a Pesaro.
Il catalogo, edito da Silvana Editoriale, presenta la riproduzione delle opere in mostra e i testi critici di Alessandra Mauro, Simona Guerra e Massimo Mussini.

La posizione geografica di Pesaro, situata ai confini tra le Marche e la Romagna, ha suggerito questa mostra basata sull’idea di paesaggio, interpretata dai due artisti: orizzonti evanescenti e metafisici per Ghirri, superfici drammatiche e contrastate per Giacomelli.
Nei due spazi espositivi del Museo, la Chiesa del Suffragio e il loggiato, saranno esposte circa 80 opere selezionate dai curatori.
Nei paesaggi familiari della costiera romagnola, interpretati da Ghirri, e le campagne delle colline marchigiane viste da Giacomelli, i due autori hanno cercato il senso e la ragione di un legame speciale con i luoghi di infanzia e di vita quotidiana che diventano lo scenario preferito e primario per le proprie osservazioni, oggetto di studio e di lavoro fertile e creativo.

Tra documentazione e invenzione, il paesaggio ridefinisce in queste opere l’orizzonte creativo degli autori che compongono, da una fotografia all’altra, la mappa geografica personalissima, e per questo vera e profonda, della costa adriatica – romagnola e marchigiana – come il confine tra uno spazio esterno da percorrere e uno più interno da lasciar affiorare in superficie.


PERIODO MOSTRA: 4 luglio - 19 settembre 2010
INAUGURAZIONE: 3 luglio 2010 ore 19.00
ORARIO: 10-12/18-23
CATALOGO: Silvana Editoriale
INGRESSO CON BIGLIETTO
INFO: 0721-387651/53 http://www.centroartivisivepescheria.it/


Luigi Ghirri (Reggio Emilia 1943-1992) è considerato uno dei maestri della fotografia italiana del dopoguerra. Tra i suoi lavori fotografici a colori dedicati al paesaggio, che interpreta in maniera silenziosa e metafisica, celebre è la serie dedicata alla Via Emilia (1986).
I suoi lavori sono conservati presso varie realtà museali nel mondo, tra cui Stedelijk Museum (Amsterdam), Musée-Château (Annecy), Musée de la Photographie Réattu (Arles), Museum of Modern Art (New York), Cabinets des estampes - Bibliotèque Nationale (Paris), Fond National d'Art Contemporain (Paris).

Mario Giacomelli (Senigallia 1925-2000) ha interpretato il territorio marchigiano con un linguaggio delicato e poetico, basato su immagini in bianco e nero di grande rigore compositivo. Le sue immagini sono state esposte nei più grandi spazi espositivi del mondo, dalla Photokina di Colonia nel 1963 al MOMA di New York (1964), dal Metropolitan di New York (1967) alla Bibliothèque Nationale di Parigi (1972), dal Victoria & Albert Museum di Londra (1975) al Visual Studies Workshop di Rochester (1979).

mercoledì 23 giugno 2010

Fotografi nel web #124: Wanda D'Onofrio



Wanda D’Onofrio: chi è?
Definire chi sono è una cosa piuttosto complessa. A 31 anni non sono ancora riuscita a trovarmi una definizione precisa. Se dovessi definirmi con una parola direi "eclettica", una donna che ama tutto quello che è arte, dalla pittura alla musica, dal teatro al cinema, dalla letteratura di ogni genere alla scrittura, alla mia passione più grande: la fotografia. Ricerco tutto ciò che mi fa stare bene in qualsiasi cosa che ogni giorno mi si presenta davanti. Ricerco stimoli in ogni angolo della vita, stimoli che possano arricchirmi l’anima; quell’anima che è sempre in continua evoluzione. Mi sento come se non avessi tempo, né un inizio né una fine, ma solo il momento. Wanda... Mi definirei come una crisalide che sta tentando di uscire, ma che fatica a farlo perché il momento propizio non è ancora arrivato. Questo è come mi sento adesso in fotografia. Una crisalide. Vorrei definirmi una "fotoamatrice", ma penso che più appropriatamente sono una "amante delle foto".

Quando hai iniziato a fotografare?
Quando ho iniziato a fotografare? Bella domanda... E a questa bella domanda vorrei dare una bella risposta. Fin da bambina amavo disegnare. Nei miei disegni rappresentavo il mio mondo, ma era solo roba di fantasia. Poi un giorno presi in mano un vecchio album di fotografie che mi ritraevano con mia nonna che non c’è più. Rivedevo da grande quella Wanda bambina insieme alla sua "mamma". E cercavo di sforzarmi di ricordare, ma mi era molto difficile perché i ricordi si erano fatti talmente lontani che non riuscivo a focalizzare niente del mio passato con lei. Sono sempre stata la "fotografa" del gruppo di amici a scuola, nelle gite fuoriporta la domenica, a lavoro quando per un periodo risiedevo all’estero. Fotografare era il mio modo di tenere sempre vivo il ricordo di un preciso momento, di un luogo che avevo visto, di un’azione che avevo compiuto o che aveva compiuto qualcun altro per me. Lavorando nel turismo, soprattutto quando lavoravo in crociera, anche se c’erano mille propositi di tenersi in contatto con le persone conosciute, era difficile poi mantenere fede alla promessa di risentirci una volta scesi a terra. Ma il più delle volte erano parole regalate al vento e quello che era un amico tangibile, diventava il ricordo di un amico. Allora ho cominciato a fotografare i ricordi dei miei amici. Poi, un giorno, al contrario di quanto accade nelle belle favole, il mio "principe azzurro" volò su un cavallo bianco verso il castello di un’altra principessa. Che fare a quel punto? Buttarsi nel pozzo della malattia nera dell’anima? O meglio... occupare il tempo che mi si era improvvisamente fatto anche troppo disponibile con qualcosa che aiutasse me a risalire dal pozzo? E fu così che dall’imboccatura del pozzo mi si srotolò una corda. Mi aggrappai a quella corda con tutte le mie forze e, con mia grande sorpresa vidi che a tenere quella corda non c’era una persona in carne ed ossa, ma c’era un angelo ben più grande di nome Fotografia. Chiesi a Libero Musetti con che cosa avrei potuto cominciare, quale fosse la macchina fotografica più adatta a me per iniziare una relazione che si sarebbe rivelata la più importante della mia vita. E fu così che la mia vita, circa due anni fa, fu riempita da tanti click della mia "bambina". Sì, perché è così che definisco la mia Nikon D60. La mia bambina. E da quell’agosto di due anni fa non ci siamo più separate. Con lei ho proprio un rapporto emozionale. Siamo spesso insieme. Talvolta, anche se non devo fotografare niente, la prendo ugualmente in mano solo per il gusto di premere il pulsante di scatto e sentirle dire "CLICK". Click è come "smack". Per me è il suo bacio. A volte litighiamo. Come madre e figlia. Io ho delle idee in testa, ma lei non ne vuol sapere di farle diventare immagine. O, al contrario, io scatto così tanto per scattare, e lei mi regala delle immagini incredibili. E lì gioiamo insieme... La mia "bambina" non è un semplice mezzo per trasporre in immagini le mie idee. Lei è me. E io sono lei. Viviamo in un rapporto di simbiosi.

Quale genere ti piace maggiormente di fotografare?
Il mio genere preferito sono i ritratti. Ma in una maniera un po’ particolare. Mi sono accorta che non amo fare un ritratto semplice di una persona. Bensì quando vedo una persona le "cucio" un personaggio addosso. Mi spiego meglio. Non mi piace fotografare una persona per quello che è, ma per quello che io vedo in lei. Come fa un sarto con la stoffa. Un esempio pratico. Mia sorella ha degli occhi di un azzurro incredibile, capelli mori che un giorno tagliò corti a caschetto. In lei ho rivisto Cleopatra. Et voilà... con un pezzo di stoffa bianco e un po’ di passamaneria d’oro e qualche gioiello di bigiotteria ecco fatto la "mia Cleopatra". [...]


L'intervista continua su Fotografi nel Web






Fotografie: © Wanda D'Onofrio

martedì 22 giugno 2010

Mozez @ Festa della Musica 2010 - Senigallia, 21/06/2010

Mozez feat. Boot Shape (UK/ITA)
Festa della Musica 2010
Senigallia, Foro Annonario
lunedì 21 giugno 2010


Canon EOS 50D - Sigma 70-200 F2.8 APO EX DC HSM
1/320 - F2.8 - ISO800 @ 175 mm.

Canon EOS 50D - Sigma 70-200 F2.8 APO EX DC HSM
1/800 - F11 - ISO640 @ 92 mm.