Alessandra Tommei: chi è?
Sono nata a Bergamo nel 1967 ma vivo ormai da trent’anni nell’amata Liguria. Ho svolto diverse attività commerciali in passato, l’ultima un pub rumeria a Camogli che ho lasciato nel 2008 per dedicarmi completamente alla passione per la fotografia e trasformarla, finalmente, in una professione.
Quando hai iniziato a fotografare?
Ho iniziato nel 1986 con una Nikon F301 alla quale ero molto affezionata. All’epoca cercavo di emulare il fratello maggiore che si stava cimentando nella fotografia e il cugino Armando, conosciuto fotografo subacqueo di Genova. Nell’87 e 88 feci due reportage che ancora conservo con amore. Uno nella Savana del Kenya e uno a New York che furono pubblicati nella rivista genovese "Il Buongiorno" per la quale ho anche scritto qualche articolo. In seguito feci il grande errore di abbandonare la mia Nikon in un cassetto per dedicarmi ad altro. Errori di gioventù, li chiamo, per consolarmi. Ho ripreso in mano una fotocamera digitale solo tre anni fa e, come se il tempo non fosse mai passato, ho sentito battere forte il cuore. Me ne sono innamorata e non l’ho più lasciata.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Amo due generi diametralmente opposti: i ritratti e i paesaggi. Nei paesaggi, spesso, cerco la completa assenza di presenza umana che amo enfatizzare con tonalità di colore soft piuttosto scuro dove la luce possa risaltare in maniera dirompente rispetto alle ombre creando forti contrasti. Credo che il colore giochi un ruolo fondamentale in questo genere di fotografie ed è su questo che ho cercato di lavorare per avere una mia personale impronta. Anche nel ritratto prediligo il colore, le tonalità dell’incarnato che sembrano prendere vita da una fotografia sono ciò che più mi attrae. Risaltare la pelle utilizzando la luce, ricercare la massima definizione dei suoi dettagli ed esaltare l’armonia delle linee di un viso sono particolari a cui faccio spesso molta attenzione durante lo scatto. [...]
Sono nata a Bergamo nel 1967 ma vivo ormai da trent’anni nell’amata Liguria. Ho svolto diverse attività commerciali in passato, l’ultima un pub rumeria a Camogli che ho lasciato nel 2008 per dedicarmi completamente alla passione per la fotografia e trasformarla, finalmente, in una professione.
Quando hai iniziato a fotografare?
Ho iniziato nel 1986 con una Nikon F301 alla quale ero molto affezionata. All’epoca cercavo di emulare il fratello maggiore che si stava cimentando nella fotografia e il cugino Armando, conosciuto fotografo subacqueo di Genova. Nell’87 e 88 feci due reportage che ancora conservo con amore. Uno nella Savana del Kenya e uno a New York che furono pubblicati nella rivista genovese "Il Buongiorno" per la quale ho anche scritto qualche articolo. In seguito feci il grande errore di abbandonare la mia Nikon in un cassetto per dedicarmi ad altro. Errori di gioventù, li chiamo, per consolarmi. Ho ripreso in mano una fotocamera digitale solo tre anni fa e, come se il tempo non fosse mai passato, ho sentito battere forte il cuore. Me ne sono innamorata e non l’ho più lasciata.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Amo due generi diametralmente opposti: i ritratti e i paesaggi. Nei paesaggi, spesso, cerco la completa assenza di presenza umana che amo enfatizzare con tonalità di colore soft piuttosto scuro dove la luce possa risaltare in maniera dirompente rispetto alle ombre creando forti contrasti. Credo che il colore giochi un ruolo fondamentale in questo genere di fotografie ed è su questo che ho cercato di lavorare per avere una mia personale impronta. Anche nel ritratto prediligo il colore, le tonalità dell’incarnato che sembrano prendere vita da una fotografia sono ciò che più mi attrae. Risaltare la pelle utilizzando la luce, ricercare la massima definizione dei suoi dettagli ed esaltare l’armonia delle linee di un viso sono particolari a cui faccio spesso molta attenzione durante lo scatto. [...]