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mercoledì 27 ottobre 2010

SHOUT SISTER SHOUT! - Roma 3-4-5 dicembre 2010

La prima edizione del più grande evento di Lindy Hop, musica e cultura degli anni 20-30-40 mai organizzato a Roma, è un sogno divenuto realtà!


SHOUT SISTER SHOUT
ROMA, 3-4-5 dicembre 2010


E' alla sua prima edizione, ma già si preannuncia come un successo internazionale di grandi proporzioni.

Per tre giorni a dicembre la città di Roma subirà una pacifica invasione di ballerini provenienti da ogni parte del mondo, armati delle loro consumate scarpe da ballo, dei loro stravaganti cappelli, degli abiti che riportano indietro nel tempo di quasi un secolo, dei loro barattoli di brillantina ma soprattutto della loro voglia di ballare inesauribile.
Sono ormai a centinaia tra italiani, Francesi, Australiani, Tedeschi, Inglesi, Spagnoli e Catalani, i partecipanti all'evento di Lindy Hop più grande e spettacolare che sia mai stato organizzato a Roma fino ad oggi.

Lo Shout Sister Shout si svolgerà a Roma Ciampino il 3/4/5 dicembre 2010, all'interno del Palacavicchi (Via Ranuccio Bianchi Bandinelli, 130), struttura di vaste proporzioni che da anni è il luogo di incontro di migliaia di ballerini di vari generi musicali.



Il weekend ospiterà anche i primi Campionati Italiani di Jitterbug, una gara di ballo per varie categorie che darà l'accesso, per alcuni dei vincitori, agli European Swing Dance Championships, agli American Lindy Hop Championships ed agli International Lindy Hop Championships, tre delle gare più famose e prestigiose a livello mondiale, appuntamenti ambiti per i ballerini di tutto il mondo.
Il weekend prevede stage di ballo per tutti i livelli - anche per chi non ha mai ballato - tenuti da alcuni dei migliori insegnanti del mondo: Kevin & Jo, Sharon & Juan, Nathan & Evita, Max & Annie, Thomas & Alice, Andy & Aurore, oltre che dal grandissimo Chazz Young, ballerino di Tap, figlio dell'indimenticabile Frankie Manning.

Tantissimo spazio verrà dato al ballo sociale, con tanta musica di grande qualità, tre bands dal vivo, e almeno due dj di grande levatura.
Tre serate TUTTE con la musica dal vivo di Emanuele Urso the King of Swing and his Band, The NP Big Band, The Billy Bros Jumpin' Orchestra, The Luise Hot Jazz Trio, e molte sorprese e fuori programma.
Il record hop sarà a cura dalla grande Miss Lalla Hop, stella del firmamento romano e non solo, e di Dj Deeb, giovane amante della musica Swing delle origini.

Gli Show saranno uno dei punti di forza del weekend: si esibiranno in pista i due gruppi spettacolo più famosi del mondo: i Killer Dillers ed i Ninjammerz (per la prima volta in Italia).
Un'occasione quindi imperdibile per gli amanti del ballo e della musica di grande qualità.

Le lezioni avranno inizio nel pomeriggio di venerdì e termineranno in quello di domenica.
Le competizioni saranno divise nei tre giorni e le premiazioni si terranno domenica sera nel corso della festa finale. In palio, oltre alle qualificazioni per gli EDSC, gli ALHC, e gli ILHC, molti pacchetti per innumerevoli camp in giro per il mondo.


L'evento, organizzato da Silvia Palazzolo e Bruno Rossi insieme alla Palacavicchi Events, offre pacchetti per tutte le tasche; le serate sono aperte a tutti, anche a chi non partecipa agli stage e non ha acquistato nessun pacchetto.
Il fotografo ufficiale dell'evento è Libero Api.

Per ulteriori informazioni consultate il sito shoutsistershout.it, oppure scrivete a info@swingdancegenova.net o telefonate al 349.7066009

martedì 26 ottobre 2010

Fotografi nel web #132: Luca Braguti



Luca Braguti chi è?
Direi che è un fotografo per passione. Passione che via via si è trasformata in professione. In realtà la comunicazione visiva è sempre stata il mio interesse: raccontare un messaggio, una storia, esprimere se stessi attraverso l'uso delle arti visive che siano la fotografia, la grafica, il cinema, il video, la pittura. La fotografia è quella che sento più vicina, nonostante abbia fatto il cameraman per tanti anni e pur occupandomi ancora anche di video e televisione. La sento più vicina soprattutto per lo spazio creativo nel quale ti consente di operare. Tra le cose di cui mi sono occupato fino ad ora è sicuramente quella in cui hai la possibilità di essere te stesso, esprimere il tuo modo di essere. E, almeno in teoria, vieni scelto per un lavoro proprio per questo.

Quale genere ti piace di più fotografare?
La risposta del professionista sarebbe "quello meglio pagato"! Ma per fortuna la fotografia continua ad essere una passione quindi è anche naturale che si finisca ad entrare in ambiti lavorativi relativi ai quali se interessato. E che proprio per quello ti riescono meglio. In particolare a me è sempre piaciuto stare in mezzo alla gente, sono espansivo e socievole, non faccio fatica a rapportarmi con le persone. Nella fotografia il genere fotografico più stimolante e creativo, ovviamente a parer mio, lavorando a contatto con le persone è sicuramente la fotografia di moda, il glamour ed il ritratto. Sono sempre stato sensibile al fascino femminile e mi è sempre piaciuto cercare di rappresentare la bellezza di una donna all'interno di un fotogramma. Trovo che sia una bella sfida rappresentare la personalità, il carattere ed il fascino di una bella donna e cercare di mettere in risalto le differenze tra una modella e l'altra. L'altra mia passione forte sono le moto. Ne guido una praticamente da sempre! Quindi girando in pista e frequentando quell'ambiente provare a fotografare gli amici è stato un passo quasi automatico. E da lì sono arrivate le prime commissioni.

Hai fatto qualche corso di fotografia?
Si, in realtà ho fatto una scuola che si occupava di tutta la comunicazione visiva in generale. Un istituto tecnico ad indirizzo speciale. I tre anni di specializzazione prevedevano l'insegnamento di fotografia, cinema, televisione, grafica pubblicitaria, psicologia della percezione e della comunicazione. Anche se ritengo che frequentare una scuola si solo il primo passo. Tante cose le impari solo con l'esperienza, attraverso gli errori ed il confronto. Ma la scuola è insostituibile per darti delle basi tecniche fondamentali. [...]


L'intervista continua su Fotografi nel Web





Fotografie: © Luca Braguti

lunedì 25 ottobre 2010

mostra fotografica "Body&Soul" alla Torretta Valadier (Ponte Milvio) - Roma


Il gruppo fotografico Sorelle Lumière organizza – con il Patrocinio del XX Municipio del Comune di Roma - un'esposizione fotografica dal titolo "Body and Soul" che sarà visitabile dal 6 all’11 novembre 2010 (da sabato a giovedì ore 15/20, domenica 11/20) alla Torretta Valadier (Ponte Milvio) – Roma.

Vernissage della mostra sabato 6 novembre alle ore 16.00


La mostra nasce dal desiderio di raccontare attraverso la nostra personale interpretazione, il corpo e l’anima del mondo, delle cose animate e di ciò che è apparentemente inanimato, per mostrare ciò che è invisibile ai nostri occhi, ma che si manifesta nella forma immutabile dell’istante fotografico.
Durante l’inaugurazione, la presenza di una musicista accompagnerà i visitatori nel percorso dalle fotografie/corpo, verso l’anima/linguaggio, che la mostra propone.

Fotografie di:
Lia Attanasio, Gabriella Carlei, Simona Carli, Carolina Cavaterra, Elisabeth D’Amico, Verena Grottesi, Elly Murkett, Francesca Nuzzo, Daniela Ortolani, Patrizia Urbinati.

La mostra consiste in 40 fotografie di diverso formato, stampa su forex, in b/n o a colori, un pannello con la presentazione del Gruppo.

"Andromeda" di Michael Crichton: impressioni a caldo

Michael Crichton - ANDROMEDA

Se in una bottiglia può trovar posto un numero di batteri dieci volte maggiore del numero degli abitanti del pianeta, allora è probabile che un eventuale incontro dell'uomo con una forma di vita extraterrestre avvenga su un piano ben diverso da quanto immaginato da certi scrittori affetti da romanticismo. Arizona, fine anni Sessanta. Un satellite, atterrato dopo aver compiuto la sua missione nello spazio, sparge una terribile, misteriosa malattia... La scoperta del ceppo Andromeda provoca un vero terremoto nella comunità scientifica: "Quasi tutti gli interessati alternano momenti di brillante intuito a momenti d'inspiegabile stupidità". In gioco è la vita stessa dell'uomo sulla Terra.

Titolo originale: The Andromeda Strain (1969)
Casa Editrice Garzanti Libri (Collana Elefanti Bestseller)
Trad. di V. Mantovani
2006 - pp. 337 - € 8,50


Bello, davvero bello. "Andromeda" è un romanzo scritto da Michael Crichton nel 1969, e pur trattandosi di un racconto di fantascienza "del tempo" è perfettamente godibile ancora oggi.
E' un libro che si legge tutto d'un fiato e che ti invoglia a scoprire cosa accadrà nella prossima pagina [...] instillando il dubbio nel lettore che l'umanità abbia davvero corso il rischio della "crisi biologica" raccontata. [...]

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mercoledì 20 ottobre 2010

"Vento nero" di Clive Cussler & Dirk Cussler: impressioni a caldo

Clive Cussler & Dirk Cussler - VENTO NERO

Negli ultimi drammatici giorni della Seconda guerra mondiale due sottomarini salpano dal Giappone diretti alla costa occidentale degli Stati Uniti. Hanno un carico di capsule contenenti un virus letale e il mandato di scatenare l’inferno. Nessuno dei due sommergibili raggiunge l’obiettivo e se ne perdono le tracce... Sessant’anni dopo un uomo, in Oriente, informato di quella missione ultra-segreta ritiene di sapere dove potrebbero essere finiti i due sottomarini. Architetta un piano diabolico per utilizzare il loro carico letale – un piano in grado di sconvolgere l’America e probabilmente il mondo intero. Ma sulla sua strada trova Dirk Pitt, da poco direttore della NUMA, la più importante agenzia di ricerca e recupero sottomarino degli Stati Uniti. È la prima volta che Pitt lavora in squadra con i figli, Summer, biologa marina, e Dirk, ingegnere navale. È anche la prima volta che si trova ad affrontare il diavolo in persona...

Titolo originale: Black wind (2004)
Casa Editrice RL Libri
Trad. di P. Mirizzi Zoppi
2010 - pp. 552 - € 5,90


Clive Cussler sta invecchiando. E insieme a lui sta invecchiando anche la sua creatura: il magnifico, affascinante e invincibile Dirk Pitt.
Gli anni ed anni di avventure al limite dell'impossibile, i molteplici salvataggi dell'umanità all'ultimo istante utile e le innumerevoli immersioni negli abissi più profondi in compagnia del fido Al Giordino, hanno riempito di rughe il bel faccino di Dirk Pitt e lasciato pennellate di bianco sulla chioma del nostro eroe.
E allora cosa ti inventa il buon Clive?
Manda l'ammiraglio Sandecker a fare il vice-presidente degli Stati Uniti, lasciando la poltrona di direttore della N.U.M.A. (National Underwater and Marine Agency) al nostro Dirk Pitt, il cui posto viene rimpiazzato dal figlio dello stesso Pitt, il cui nome, guarda combinazione, è lo stesso del padre.

E così, a salvare il mondo, ora ci pensano Dirk junior (che ha assunto la carica di "Direttore dei progetti speciali" che era del padre) insieme alla sorella gemella Summer.
Dirk junior è alto, bello, forte, affascinante, guascone e coraggioso come Dirk senior, insomma... l'arte del riciclo applicata alla letteratura! [...]

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martedì 19 ottobre 2010

Fotografi nel web #131: Maurizio Pigozzo



Maurizio Pigozzo: chi è?
Mi definirei un "fotografo mancato" e potrei chiudere così l’argomento ma, rendendomi conto che la definizione data è troppo generica, cercherò di spiegarmi meglio. Molti anni fa dovetti scegliere tra un lavoro che mi dava una certa sicurezza economica (proseguire nell’attività aziendale di famiglia) o passare alla fotografia intesa come professione. Tra il certo e l’incerto, scelsi la prima soluzione e, quindi, la fotografia finì per restare solo un hobby che, come tutte le passioni, arrivò a toccare tutte le corde del mio essere. Nel 1984, a causa degli impegni lavorativi sempre più pressanti, dovetti abbandonare del tutto la fotografia e per diciannove anni fino al Maggio 2003 non presi più in mano né una macchina fotografica né riviste od altro legato all’immagine fotografica. Sette anni fa venne a trovarmi a casa un vecchio amico, a quel tempo Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Venezia e Direttore di due riviste legate all’Ordine stesso chiedendomi, ricevendo la mia disponibilità, l’uso di alcuni negativi per la pubblicazione su tali riviste a compendio di articoli in preparazione. Quando vidi in copertina una mia vecchia foto in biancoenero degli anni ‘70 mi commossi talmente che decisi di riaprire il discorso legato alla fotografia. Rimisi su una camera oscura e ricominciai a scattare immergendomi, nuovamente, in questo mondo fantastico. Come si sa, però, non tutte le ciambelle riescono con il buco, e trovai un’amara sorpresa: a causa dell’insorgere del digitale, i chimici per la stampa a colori non esistevano più. Fu un brutto colpo ma la decisione di ricominciare era stata presa. Ripresi ad operare, esclusivamente, con il vecchio e caro biancoenero lasciando da parte il digitale.

Quando hai iniziato a fotografare?
Posso dire che tutto nacque dalla visione di "Blow up", nel 1966, non tanto per la trama del capolavoro di Antonioni, quanto per la figura, dallo spirito anarcoide, del fotografo protagonista (Thomas). Il film fece nascere in me la sensazione che poteva bastare l’obiettivo di una macchina fotografica a rivelare aspetti della vita reale che l’occhio non era capace di cogliere. Erano gli anni del boom della fotografia e delle riviste fotografiche, molti giovani d’allora cominciarono ad appassionarsi all’arte fotografica cercando, con l’ausilio della pellicola, di svelare i piccoli misteri della loro vita quotidiana. Io, in particolare, fui attratto dalla luce rossa e dagli "odori" della camera oscura, di quel luogo così misterioso in cui nascevano, grazie alla combinazione di vari prodotti chimici, le MIE foto!!! Dopo aver iniziato a stampare in bianconero fui tentato dalla stampa a colori e, con la nascita del sistema Cibachrome, potei soddisfare tale desiderio. Mi ricordo lo stupore e l’emozione che provavo e provo ancora oggi, con la medesima intensità, ogni volta che l’immagine dopo un lungo travaglio, piano piano, emerge dal rivelatore... un’emozione così forte da non riuscire a descriverla con semplici parole.

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
All’inizio, nei primi anni ’70, privilegiavo la fotografia figurativa (paesaggi e ritratti); il colore, in questa tipologia d’immagini, mi aiutava molto rendendo più semplice la visualizzazione all’osservatore. La difficoltà maggiore era quella di riprodurre la realtà visiva che andavo a riprendere in modo tale da non farla risultare banale né tanto meno stucchevole. Cercavo di trovare inquadrature un po' diverse da quelle che, all’epoca, si vedevano in giro... in genere prediligevo colori saturi pur non disdegnando l’uso di tonalità dai toni più tenui dove ritenevo che ce ne fosse bisogno. Nel Maggio 2003, dopo la lunga pausa, dovetti, gioco forza, pensare a fotografare esclusivamente in biancoenero, mi ricordo quel primo rullino... era novembre, cercai di fissare sulla carta l’atmosfera da favola che si era creata nel parco di Villa Belvedere a Mirano... la nebbia che avvolgeva come in una spirale il Castelletto... quella domenica uggiosa con le foglie che, cadendo, andavano a formare un tappeto infinito... Sviluppai, subito, l’Ilford FP4 dandomi da fare a stampare i provini a contatto, dopo una veloce valutazione decisi di stampare quattro immagini che, anche se tecnicamente riuscite, mi lasciarono alquanto interdetto, in esse non c’era pathos, le trovavo melense, banali... quel filone "pastorale" non era in sintonia con il mio pensiero... Passarono alcune settimane... Un bel giorno acquistai un CD di Randy Weston, noto musicista jazz, intitolato "Khepera". Leggendo le note di copertina scoprii il significato di tale parola esotica: "Khepera", antico geroglifico egiziano significante "la trasformazione", trasformazione di tutte le cose. Fu un’illuminazione! Decisi di dare uno sguardo verso l’irreale, di riprendere, a modo mio, tutto ciò che si andava ponendo davanti all’obbiettivo, visualizzando e accostandomi al soggetto con occhio diverso, più selettivo. Gli oggetti perdevano la loro ragion d’essere per divenire intersezioni di linee con ombre che assumevano neri intensi, quasi catramosi. Scrutavo al loro interno, cercandone, dove era possibile, l’anima, l’origine, la materia, magari trasformando il banale nell’interessante, l’invisibile nel visibile. Il soggetto/oggetto cambiava pelle, diventava un polo d’attrazione per lo sguardo, spesso superficiale, dell’osservatore distratto. "Khepera", parola magica, è stata la molla che mi ha proiettato verso nuovi orizzonti e inusitate tendenze. Il "particolare", da quel momento, è diventato il mio soggetto preferito. [...]


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Fotografie: © Maurizio Pigozzo

venerdì 15 ottobre 2010

l'estate 2010 in tre pagine su "Senigallia" n°4/2010

È in distribuzione in questi giorni il periodico del Comune di Senigallia di settembre/ottobre 2010, chiuso in tipografia lo scorso 22 settembre e stampato con la consueta tiratura di 18.000 copie.

Il n° 4 di "Senigallia", oltre a numerosi articoli sull'attività dell'Amministrazione Comunale, alle notizie sul territorio e servizi di varia natura, contiene un ricco fotoservizio di tre pagine sui principali eventi che hanno contraddistinto l’estate senigalliese.
Alla realizzazione del medesimo, oltre al sottoscritto, hanno collaborato anche Gabriele Moroni, Gianluigi Dolce e Silvia Cingolani.

Ecco la scansione:


Una doverosa precisazione: la foto di Michelle Hunziker, erroneamente attribuita al sottoscritto, è stata in realtà scattata da Gabriele Moroni.
Date a Cesare quel che è di Cesare...

una mia foto sulla cover del CD "Jump and shout" di Laura B & the Moonlighters

Vi è mai capitato di ascoltare la musica di Laura B & the Moonlighters?
Se non ne avete mai avuta l'occasione, ve la offro io: fate un salto ad ammirarla su youtube (oltre ad avere una gran voce è anche una gran bella donna...) oppure ascoltatela su Myspace e poi, se vi va, acquistate il CD della band londinese; ne vale davvero la pena!

Sì, perché il disco "Jump and shout" ha un doppio valore: oltre a contenere 14 tracce di puro Swing e Rhythm & Blues magistralmente eseguite dalla potente e graffiante voce di Laura B, ha anche come cover una foto scattata dal sottoscritto alla cantante inglese in occasione dell'edizione #9/2008 del Summer Jamboree (qua la foto originale).



Non mi resta che augurarvi buon ascolto con Laura B & the Moonlighters!

martedì 12 ottobre 2010

Fotografi nel web #130: Vania Paganelli



Vania Paganelli: chi è?
Non sono una fotografa, ma faccio fotografie. Il bianco e il nero e i contrasti sono il modo che ho di vivere ogni cosa; questo mi appartiene da 31 anni. Le sfumature sono la mia parte razionale, quella che emerge meno e al contempo mi fa apparire come una persona abbastanza riflessiva e introspettiva... i contrasti, nel bene e nel male, la mia parte istintiva. Non è facile conviverci ma la fotografia mi dà modo di esprimerli. Dipingo - anzi dipingevo, in quanto la fotografia ha catturato completamente la mia attenzione – fin da piccola, fin da quando decisi di rinunciare allo sport doposcuola per frequentare corsi di pittura tenuti da un'insegnante di storia dell'arte. Ero l’unica bambina del gruppo ma era una mia scelta e mi divertivo. Così mentre le mie coetanee imparavano un nuovo passo di danza, io m’impiastravo di colori ad olio. Non credo di essere mai stata particolarmente brava con i pennelli, ma non ho mai neanche provato a sottoporre le mie tele ad occhi che non fossero di casa... e si sa che per gli amici, genitori e le persone più vicine si è sempre il massimo. La creatività l’ho comunque sempre vissuta come una necessità per stare bene, per conoscermi o per districare qualche nodo. Tutta questa introduzione per poter dire che in passato ho utilizzato un mezzo ed oggi ne utilizzo un altro, ma con lo stesso fine: esprimere, comunicare, raccontare, cercare "il bello", tirar fuori "il brutto", fermare il tempo su ciò che attira la mia attenzione. Il destino ha voluto che nel 2005 mi fosse regalata una reflex digitale (cimelio che tutt’ora uso), come per riscattarmi da degli eventi che non andavano nel verso giusto e all’inizio l’ho odiata, maltrattata, restituita, poi tutto ad un tratto ho deciso che invece poteva diventarmi amica e sono andata a riprenderla. C’ho messo un po' a capire a che gioco volevamo giocare e in mezzo a tante litigate ho intravisto la luce giusta per poter iniziare a camminare insieme.

Quando hai iniziato a fotografare?
Se me lo chiedessi domani ti risponderei che ancora non ho cominciato... A detta delle persone che mi conoscono sono una che si sottovaluta, io credo invece di partire pensando che sono un passo indietro per spronarmi a farne un altro avanti, e non aspettandomi sorprese positive rimango meno delusa. Allo stesso tempo ho bisogno di stimoli che mi gratifichino senza necessariamente celebrarmi. La risposta più concreta è che ho iniziato ad interessarmi in modo più costante alla tecnica e al linguaggio fotografico da circa tre anni.. Precedentemente fotografavo; sono sempre stata attratta e coinvolta dalla fotografia, ma come si dice, scattavo "di pancia".

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Soprattutto le persone, che siano soggetti di una street, ritratti rubati, costruiti, ambientati, primissimi piani. Dico sempre di cercare attraverso chi o cosa fotografo me stessa e in tal proposito, nonostante detesti essere ritratta, "mi utilizzo" spesso come soggetto. Diciamo che non c'è genere che disdegno o che non voglia sperimentare; ho delle preferenze, ma più riguardanti il soggetto che il genere in se'. Categorizzare non è il mio forte; facciamo finta di aver risposto esaustivamente alla domanda. [...]


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Fotografie: © Vania Paganelli

martedì 5 ottobre 2010

Fotografi nel web #129: Sara Lando (Bruko)



Sara Lando (Bruko): chi è?
Sono una fotografa di professione con l'hobby della fotografia. Il che fa di me un essere particolarmente noioso con cui chiacchierare, in genere.

Quando hai iniziato a fotografare?
Tardissimo. Ho preso per la prima volta in mano una macchina fotografica nel 2001 e non è stato un colpo di fulmine, visto che l'avevo comprata semplicemente per poter fotografare i modellini per i corsi di Disegno Industriale che stavo facendo. Un po' alla volta ha cominciato ad essere un'abitudine ossessivo-compulsiva e farne un lavoro è stata l'evoluzione naturale (per quanto lenta) di questo processo.

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Mi piace fotografare le persone. Probabilmente dipende anche dal fatto che le mie foto di paesaggio sono patetiche e sono la peggior fotoreporter che il pianeta abbia prodotto. Non sono mai riuscita a "cogliere l'attimo", ho dei tempi di reazione fotografici poco brillanti e mi ossessionano i dettagli, per cui mentre io fotografo quello che mi interessa succede un mondo di cose di cui io non mi accorgo nemmeno. [...]


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Fotografie: © Sara Lando