Vania Paganelli: chi è?
Non sono una fotografa, ma faccio fotografie. Il bianco e il nero e i contrasti sono il modo che ho di vivere ogni cosa; questo mi appartiene da 31 anni. Le sfumature sono la mia parte razionale, quella che emerge meno e al contempo mi fa apparire come una persona abbastanza riflessiva e introspettiva... i contrasti, nel bene e nel male, la mia parte istintiva. Non è facile conviverci ma la fotografia mi dà modo di esprimerli. Dipingo - anzi dipingevo, in quanto la fotografia ha catturato completamente la mia attenzione – fin da piccola, fin da quando decisi di rinunciare allo sport doposcuola per frequentare corsi di pittura tenuti da un'insegnante di storia dell'arte. Ero l’unica bambina del gruppo ma era una mia scelta e mi divertivo. Così mentre le mie coetanee imparavano un nuovo passo di danza, io m’impiastravo di colori ad olio. Non credo di essere mai stata particolarmente brava con i pennelli, ma non ho mai neanche provato a sottoporre le mie tele ad occhi che non fossero di casa... e si sa che per gli amici, genitori e le persone più vicine si è sempre il massimo. La creatività l’ho comunque sempre vissuta come una necessità per stare bene, per conoscermi o per districare qualche nodo. Tutta questa introduzione per poter dire che in passato ho utilizzato un mezzo ed oggi ne utilizzo un altro, ma con lo stesso fine: esprimere, comunicare, raccontare, cercare "il bello", tirar fuori "il brutto", fermare il tempo su ciò che attira la mia attenzione. Il destino ha voluto che nel 2005 mi fosse regalata una reflex digitale (cimelio che tutt’ora uso), come per riscattarmi da degli eventi che non andavano nel verso giusto e all’inizio l’ho odiata, maltrattata, restituita, poi tutto ad un tratto ho deciso che invece poteva diventarmi amica e sono andata a riprenderla. C’ho messo un po' a capire a che gioco volevamo giocare e in mezzo a tante litigate ho intravisto la luce giusta per poter iniziare a camminare insieme.
Quando hai iniziato a fotografare?
Se me lo chiedessi domani ti risponderei che ancora non ho cominciato... A detta delle persone che mi conoscono sono una che si sottovaluta, io credo invece di partire pensando che sono un passo indietro per spronarmi a farne un altro avanti, e non aspettandomi sorprese positive rimango meno delusa. Allo stesso tempo ho bisogno di stimoli che mi gratifichino senza necessariamente celebrarmi. La risposta più concreta è che ho iniziato ad interessarmi in modo più costante alla tecnica e al linguaggio fotografico da circa tre anni.. Precedentemente fotografavo; sono sempre stata attratta e coinvolta dalla fotografia, ma come si dice, scattavo "di pancia".
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Soprattutto le persone, che siano soggetti di una street, ritratti rubati, costruiti, ambientati, primissimi piani. Dico sempre di cercare attraverso chi o cosa fotografo me stessa e in tal proposito, nonostante detesti essere ritratta, "mi utilizzo" spesso come soggetto. Diciamo che non c'è genere che disdegno o che non voglia sperimentare; ho delle preferenze, ma più riguardanti il soggetto che il genere in se'. Categorizzare non è il mio forte; facciamo finta di aver risposto esaustivamente alla domanda. [...]
Non sono una fotografa, ma faccio fotografie. Il bianco e il nero e i contrasti sono il modo che ho di vivere ogni cosa; questo mi appartiene da 31 anni. Le sfumature sono la mia parte razionale, quella che emerge meno e al contempo mi fa apparire come una persona abbastanza riflessiva e introspettiva... i contrasti, nel bene e nel male, la mia parte istintiva. Non è facile conviverci ma la fotografia mi dà modo di esprimerli. Dipingo - anzi dipingevo, in quanto la fotografia ha catturato completamente la mia attenzione – fin da piccola, fin da quando decisi di rinunciare allo sport doposcuola per frequentare corsi di pittura tenuti da un'insegnante di storia dell'arte. Ero l’unica bambina del gruppo ma era una mia scelta e mi divertivo. Così mentre le mie coetanee imparavano un nuovo passo di danza, io m’impiastravo di colori ad olio. Non credo di essere mai stata particolarmente brava con i pennelli, ma non ho mai neanche provato a sottoporre le mie tele ad occhi che non fossero di casa... e si sa che per gli amici, genitori e le persone più vicine si è sempre il massimo. La creatività l’ho comunque sempre vissuta come una necessità per stare bene, per conoscermi o per districare qualche nodo. Tutta questa introduzione per poter dire che in passato ho utilizzato un mezzo ed oggi ne utilizzo un altro, ma con lo stesso fine: esprimere, comunicare, raccontare, cercare "il bello", tirar fuori "il brutto", fermare il tempo su ciò che attira la mia attenzione. Il destino ha voluto che nel 2005 mi fosse regalata una reflex digitale (cimelio che tutt’ora uso), come per riscattarmi da degli eventi che non andavano nel verso giusto e all’inizio l’ho odiata, maltrattata, restituita, poi tutto ad un tratto ho deciso che invece poteva diventarmi amica e sono andata a riprenderla. C’ho messo un po' a capire a che gioco volevamo giocare e in mezzo a tante litigate ho intravisto la luce giusta per poter iniziare a camminare insieme.
Quando hai iniziato a fotografare?
Se me lo chiedessi domani ti risponderei che ancora non ho cominciato... A detta delle persone che mi conoscono sono una che si sottovaluta, io credo invece di partire pensando che sono un passo indietro per spronarmi a farne un altro avanti, e non aspettandomi sorprese positive rimango meno delusa. Allo stesso tempo ho bisogno di stimoli che mi gratifichino senza necessariamente celebrarmi. La risposta più concreta è che ho iniziato ad interessarmi in modo più costante alla tecnica e al linguaggio fotografico da circa tre anni.. Precedentemente fotografavo; sono sempre stata attratta e coinvolta dalla fotografia, ma come si dice, scattavo "di pancia".
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Soprattutto le persone, che siano soggetti di una street, ritratti rubati, costruiti, ambientati, primissimi piani. Dico sempre di cercare attraverso chi o cosa fotografo me stessa e in tal proposito, nonostante detesti essere ritratta, "mi utilizzo" spesso come soggetto. Diciamo che non c'è genere che disdegno o che non voglia sperimentare; ho delle preferenze, ma più riguardanti il soggetto che il genere in se'. Categorizzare non è il mio forte; facciamo finta di aver risposto esaustivamente alla domanda. [...]
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