Ivana Triossi: chi è?
Innanzi tutto mi vergogno un po’ a parlare di me come fotografa, non lo sono, posso solo dire che mi piace pastrocchiare con i mezzi che ho a disposizione un po’ come fanno tutti i dilettanti.
Quando hai iniziato a fotografare?
Forse avevo già 10 anni. È stato mio padre a regalarmi la sua vecchia Pentax e a trasmettermi il gusto di ritrarre il mondo intorno a me. Fotografavo soprattutto i miei gatti con grande soddisfazione essendo animali totalmente fotogenici, comunque tutto quello che mi capitava a tiro di interessante, dal sasso alle lucertole... il tutto a discapito della composizione. Infatti per me fotografare era raccogliere un ricordo di quell’istante come avere in mano una macchina del tempo portatile. Prima del digitale i momenti giusti dovevano fare i conti con quanti scatti avevi in pellicola, ora che fare clic è molto più facile, per me scattare è come una droga, non posso fare a meno di osservare ogni cosa per inquadrarla. Per ora è l’unico modo che ho per esprimermi come più mi piace ed evadere per un attimo dalla realtà un po’ grigia di questi tempi.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Le foto di strada mi attirano maggiormente, vorrei abitare in una grande città solamente per poterla ritrarre nei suoi abitanti. Anche il reportage è un genere che adoro ma bisogna esserne capaci. Vorrei saper fare le macro perché adoro gli insetti, anche un prato può essere una città dagli strani abitanti, forse un giorno... e poi i miei due bambini attori inconsapevoli dei miei scatti. [...]
Innanzi tutto mi vergogno un po’ a parlare di me come fotografa, non lo sono, posso solo dire che mi piace pastrocchiare con i mezzi che ho a disposizione un po’ come fanno tutti i dilettanti.
Quando hai iniziato a fotografare?
Forse avevo già 10 anni. È stato mio padre a regalarmi la sua vecchia Pentax e a trasmettermi il gusto di ritrarre il mondo intorno a me. Fotografavo soprattutto i miei gatti con grande soddisfazione essendo animali totalmente fotogenici, comunque tutto quello che mi capitava a tiro di interessante, dal sasso alle lucertole... il tutto a discapito della composizione. Infatti per me fotografare era raccogliere un ricordo di quell’istante come avere in mano una macchina del tempo portatile. Prima del digitale i momenti giusti dovevano fare i conti con quanti scatti avevi in pellicola, ora che fare clic è molto più facile, per me scattare è come una droga, non posso fare a meno di osservare ogni cosa per inquadrarla. Per ora è l’unico modo che ho per esprimermi come più mi piace ed evadere per un attimo dalla realtà un po’ grigia di questi tempi.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Le foto di strada mi attirano maggiormente, vorrei abitare in una grande città solamente per poterla ritrarre nei suoi abitanti. Anche il reportage è un genere che adoro ma bisogna esserne capaci. Vorrei saper fare le macro perché adoro gli insetti, anche un prato può essere una città dagli strani abitanti, forse un giorno... e poi i miei due bambini attori inconsapevoli dei miei scatti. [...]
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