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lunedì 12 ottobre 2009

foto-reportage: Vintage Wedding Party

Un matrimonio in perfetto stile anni '30-'40, dove niente è stato lasciato al caso: abiti, ambientazione, musica, invitati... un vero tuffo nel passato, un'esperienza indimenticabile!

Chi: Stefano & Caterina
Dove: Forlì e Padiglione delle Feste del Grand Hotel di Castrocaro Terme
Quando: sabato 3 ottobre 2009 (o era forse il 1939?)

Canon EOS 50D - Tamron 17-50 F/2.8 XR Di II
1/50 - F2.8 - ISO1.250 @ 50 mm.

















______________

Aggiornamento del 09/11/2009
"Vintage Wedding Party": riconoscimento su Photo4u.it

mostra fotografica "Riflessi incondizionati" di Luigi Scuderi

Firenze - Galleria "Il Serraglio"
dal 17 ottobre al 16 novembre 2009


leggi l'intervista a Luigi Scuderi

mercoledì 7 ottobre 2009

Fotografi nel web #89: Luigi Scuderi




Luigi Scuderi: chi è?
E' una persona appassionata dalla fotografia sin dall'infanzia che ha mantenuto ed accresciuto la passione per tutto ciò che è visuale. Per me la fotografia è un viaggio che non finisce mai, una continua ricerca del mio personale punto di vista, in fondo alla ricerca della mia identità. A volte il viaggio mi porta lontano, in altri paesi, a volte è un viaggio all'interno, verso il significato delle cose, altre volte è all'interno di me stesso che sto procedendo. Non penso potrei farne una professione, un "mestiere", perché temo diventerebbe qualcosa di diverso.

Quando hai iniziato a fotografare?
Ho iniziato da bambino con la Kodak Instamatic ricevuta in regalo per la prima comunione. Ero attratto dai fiori e dai ritratti dei miei familiari. Il primo salto l'ho fatto quando mi hanno rubato su un treno la amata Kodak e mia zia, per consolarmi, mi ha regalato una Ricoh a telemetro con comandi completamente manuali. Un incubo padroneggiarla all'inizio. Ma mi costrinse ad apprendere i fondamentali, la tecnica, tra errori e soddisfazioni. Il momento del ritiro del rullino sviluppato ha cominciato ad essere carico di attese, di emozioni. Di gioie e delusioni. Poi la prima reflex, una Minolta XG1, con il corredo classico di allora: il 50 mm, il 28 mm ed il 135 mm. Per anni ho fotografato a colori, ignorando la fotografia in bianco e nero per impossibilità di avere una mia camera oscura. Nelle mie foto ho cercato soprattutto la bellezza. Poi è arrivato il digitale. Vidi la versione 2 di photoshop ed i primi scanner piani nei primi anni 90. Erano cose che oggi fanno ridere, ma già allora avevo visto le loro potenzialità: finalmente una camera oscura che potevo utilizzare. Dal ’98 iniziai a scannerizzare delle stampe ed a lavorare i files in Photoshop. Nel 2000 la prima fotocamera digitale, una Coolpix 880. Una rivoluzione. L’inizio di un nuovo stadio.

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Non ho un genere preferito e chiunque si affaccia alla mia produzione viene colpito dalla varietà di generi. Sono attratto da molti generi ed in ciascuno di essi cerco la mia identità. Nella mia vita forse ho scattato meno ritratti di quanti avrei voluto, perché in molti casi la timidezza ed il timore di disturbare mi hanno impedito di ritrarre persone che mi ispiravano. Invidio molto la naturalezza con cui alcuni riescono a puntare l'obiettivo verso uno sconosciuto. Questo mio blocco non mi ha comunque impedito di ottenere qualche ritratto di cui sono orgoglioso.

Hai fatto qualche corso di fotografia?
Sono completamente autodidatta, ma ho utilizzato ed utilizzo tutto il materiale informativo possibile, dai libri (a partire dal mitico Feininger) alle riviste, per arrivare alla fonte più immensa che esista: Internet. Sono in costante aggiornamento sia dal punto di vista tecnologico che dal punto di vista dell'ispirazione.

Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Mi sono inizialmente ispirato a tre fotografi in particolare, nella fase in cui ero esclusivamente dedicato alla fotografia a colori: Franco Fontana, per i sui paesaggi astratti fatti di colore e segni semplici, Pete Turner, per l'intensità dei suoi colori e le emozioni che sono capaci di suscitare; Ernst Hass, per le sfumature di colore dei suoi magnifici mossi. Successivamente ho subito l'influenza di tanti altri maestri, soprattutto quelli che prima avevo solo "ammirato da lontano" per via della forte caratterizzazione per il bianco e nero: Cartier Bresson, Doisneau, Salgado, Erwitt, Giacomelli... L'era delle foto community su Internet mi ha infine permesso di confrontarmi con altri appassionati di fotografia come me, alcuni dei quali di grande spessore. Un esempio per tutti: Rui Palha.

Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Attualmente sto utilizzando una Fujifilm Finepix S2 Pro, visto che mi hanno rubato la Nikon D300 durante un viaggio in treno. Utilizzo anche una piccola Panasonic Lumix LX3 ed una ingombrante Hasselblad 501CM. Conservo ancora le mie Nikon FE2 e F801S anche se non le utilizzo da parecchio tempo.

Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?
Sono particolarmente legato ad una foto scattata a Lisbona, nella Piazza del Rossio. La piazza è già spettacolare di per sé, in più ho avuto la fortuna e la prontezza di riprendere un papà che fa volare in aria la figlia!! un attimo solo, ma per fortuna mi è bastato.


Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Sono sempre alle prese con progetti fotografici. Attualmente sono concentrato sulla creazione di alcuni libri fotografici. Ne ho già realizzati due. Sto inoltre lavorando alla preparazione di una mostra che partirà il 17 ottobre 2009 a Firenze, presso la galleria d'arte "Il Serraglio". La mostra è dedicata ai miei scatti sui riflessi.

Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Le mie foto hanno avuto diversi riconoscimenti. Ho vinto o mi sono piazzato bene a diversi concorsi ed a volte ho anche visto pubblicare delle mie foto su riviste. Recentemente su Fotocult e, qualche anno fa, sulla versione inglese di Digital Camera Magazine, per due mie foto per le quali c'è stata la menzione speciale nel concorso "Photographer of the year". Le mie foto sono inoltre utilizzate per la creazione delle copertine della rivista letteraria "Progetto Babele" e per la copertina della versione italiana de "Per colpa del dottor Moreau ed altri racconti fantastici" dello scrittore argentino Fernando Sorrentino.

Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Ne dedico parecchio, è una passione che vorrebbe essere totalizzante, ma esiste anche la mia vita privata, la mia famiglia, e confesso che a volte le cose entrano in conflitto. Sicuramente quello che viene sacrificato maggiormente è il sonno...

Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Ci sono momenti in cui rivedo la mia produzione artistica e ne sono profondamente insoddisfatto. Improvvisamente mi sembra di non aver fatto nulla di rilevante o di originale. Ho imparato a riconoscere in questi periodi il sintomo di un processo evolutivo che spesso porta, al termine della "crisi", alla nascita di nuove idee o di fasi creative importanti.

Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
http://minotauro9.deviantart.com
http://www.photopoints.com/main/photos/photographer.aspx?ID=178
http://www.redbubble.com/people/minotauro9
http://www.flickr.com/people/scuderi/
http://www.ipernity.com/home/33600?rev=31
http://www.maxartis.it/showgallery.php?ppuser=1247&cat=500
http://www.photosig.com/go/users/view?id=60033
http://www.usefilm.com/photographer/14106.html
Probabilmente ce ne sono anche altri...


Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Oggi con le fotocamere digitali è molto più facile scattare foto tecnicamente corrette, inoltre è possibile scattare a volontà senza preoccuparsi del costo della pellicola. Tutto ciò è contemporaneamente una grande fortuna ed un problema. Si rischia infatti di perdere di vista le motivazioni dello scatto, lo scopo. Vedo moltissime persone scattare migliaia di foto che poi rimangono sepolte negli Hard Disk e delle quali poi ci si chiede: "ma perché l'ho scattata?". Oggi più che mai è importante avere un approccio progettuale e, soprattutto, un’idea da sviluppare, qualcosa che guidi lo scatto verso un obiettivo preciso.








Fotografie: © Luigi Scuderi


Leggi l'intervista anche su: Fotografi nel Web

martedì 6 ottobre 2009

"Vortice" di Clive Cussler: impressioni a caldo

Clive Cussler - "VORTICE"

Da qualche parte, in un'area sperduta del Pacifico battezzata "vortice dell'oceano", spariscono misteriosamente decine di navi, senza lasciare traccia. Ma quando a scomparire è lo Starbuck, l'arma nucleare più potente mai realizzata dagli Stati Uniti, è il momento per Dirk Pitt di entrare in azione. Una sfida quasi impossibile contro il tempo, prima che l'ordigno nucleare esploda, una lotta impari contro forze sconosciute che sembrano provenire da un altro pianeta, una trappola mortale che trascina Dirk Pitt negli abissi oceanici, in un vortice di avventure mozzafiato.

prima ediz. 1998, 279 pagine, € 8,60
Traduzione di R. Rambelli
Editore TEA (collana Teadue)

Proseguendo nella lettura delle avventure di Dirk Pitt (che non sono poche!) non ho potuto fare a meno di andare a ripescare "Vortice" (Pacific Vortex!, 1983) la prima avventura in assoluto del "Super-Eroe" creato dallo scrittore statunitense Clive Cussler; ho scritto volutamente super-eroe perché a tale categoria appartiene di diritto il buon Dirk, viste le imprese nelle quali è capace di destreggiarsi arrivando sempre ad un passo dalla morte ma risultandone sempre vincente.

"Vortice", come detto, è la prima avventura di Dirk Pitt, pubblicata però solo nel 1983, a dieci anni dall'uscita del primo romanzo con le avventure del Direttore dei Progetti Speciali della N.U.M.A. (National Underwater & Marine Agency); è una storia semplice, lineare, senza grossi intrecci nella trama o salti temporali, ma comunque avvincente e affatto avara di colpi di scena, pur non essendo uno dei migliori romanzi scritti da Cussler, anzi... se non è il peggiore tra quelli che ho letto fin'ora poco ci manca.
Ma raggiunge ampiamente lo scopo prefissato dall'autore: tenere incollato alle pagine il lettore, distoglierlo dai problemi quotidiani e regalare ore di avvincente evasione.
A me è piaciuto, ma si sa... io adoro Dirk Pitt! :-)

Se volete sapere cosa ne pensano gli altri lettori, ecco qualche commento trovato in rete relativo a questo racconto, buona lettura!

Questo libro mi ha tenuto incollato alle pagine per 5 giorni, e devo dire che non è niente male!

Buono ma non uno dei migliori di Cussler.

Basta dire che ci ho messo solo mezza giornata a leggerlo...

Da leggere senza sosta anche grazie a un'alone di mistero tipo "X files" che ti trascina in un VORTICE di emozioni...! Inoltre è la prima avventura di Dirk e Giordino indispensabile nella biblioteca degli appassionati di Cussler! La trama è meno articolata di altri libri dell'autore, ma i colpi di scena non mancano! BUONA LETTURA

Di Cussler ne ho letti di migliori... quasi tutti,a dire il vero. Ma è giustificato, come ha detto lui stesso è un libro di prova.

Il primo! si vede dallo stile ancora "poco maturo". una storia travolgente con poche soste.... l'ho letto tutto d'un fiato. secondo me è splendido....

Primo libro di Cussler che leggo, primo di una lunga serie: lettura piacevolissima e godibilissima, scorrevole e leggera! E' un libro che si legge letteralmente tutto d'un fiato, in pochissime ore! Originale, con un bel personaggio, quale Dirk Pitt, che sicuramente si svilupperà e al quale sarà facile affezionarmi nel corso dei prossimi libri che leggerò! E poi l'argomento "mare", e tutto ciò che gli ruota intorno (tesori perduti, sommergibili scomparsi, antiche leggende che rivivono) sono cose che m'hanno sempre affascinata tantissimo, quindi penso proprio che leggerò tutti i libri che ha scritto questo interessantissimo autore!

Mi piace molto sono a metà libro. Molto misterioso, rispetto agli altri richiede meno concentrazione.

Ho già letto altri testi della saga DIRK PITT, per cui mi rendo conto, come ben precisato dall'autore stesso, che VORTICE, essendo l'opera prima su questo personaggio, risulta non solo più breve (circa metà pagine), ma anche più semplice nella sua struttura. La trama, infatti, non presenta particolari complessità, scorre liscia e veloce, segue in pratica un solo filone, ed a quello rimane aggrappata sino alla fine. Il mistero che caratterizza il racconto è però ben congeniato, e quindi la lettura risulta piacevole ed interessante. Secondo me Giordino poteva essere fatto entrare in scena prima, non nei capitoli finali. Nel complesso voto "sufficiente", anche se le avventure successive di PITT sono ben altra cosa.

Come già sottolineato da altri commenti, in effetti la trama risulta più semplice e lineare rispetto ad altri romanzi dello stesso autore, ma questo non toglie gusto alla lettura, anzi permette di cogliere alcune sfumature dei personaggi che in altri testi non sono così evidenti o non appaiono del tutto. Dirk Pitt risulta a tratti diverso da quello a cui ero abituato, e come lui anche altri dei personaggi che si ritrovano nelle succcessive avventure. Nel complesso risulta piacevole e molto scorrevole, leggero e veloce da leggere.

Il primo libro di Cussler... diciamo che è nella media... cmq dopo un po' i libri di Cussler sembrano tutti uguali, penso che ne leggerò massimo altri 2-3 poi lo saluterò...

Leggi qua le mie altre recensioni dei romanzi di Clive Cussler.

sabato 3 ottobre 2009

contest fotografico "La Montagna"

Chi conosce Andrea Opletal sa che già in passato ha organizzato Contest Fotografici on-line con discreto successo: il primo trattava scatti fatti per la strada "Click on The Road" e il secondo fotografie che ritraevano l’inverno "Winter Slice" (tra l'altro in quello io ho vinto il premio della giuria!).
A quanto pare il vizio non gli è passato ed ha ora organizzato un nuovo contest che avrà come argomento "La Montagna".

Il Contest Fotografico "La Montagna" partirà il 05 ottobre 2009; le foto (risoluzione minima 1024x768) dovranno essere inviate a questo indirizzo mail indicando nel testoi titoli delle foto e il nome del proprietario della foto.
Le foto saranno raccolte su questo account FLICKR dove potrete trovare già le prime foto, sarà questa la vetrina dove i partecipanti, gli amici e i giurati potranno vedere le foto.

Gli SPONSOR saranno rappresentati da alcune ditte che si sono gentilmente offerte per fornire il riconoscimento alle 3 foto più belle:
- "Il Seguire" azienda che promuove arredamento ecologico per la casa, articoli prodotti unicamente con tele e cotone da imbottitura di coltivazione biologica; un interessante catalogo che può soddisfare le vostre esigenze per la casa;
- "Giunti" Casa Editrice nata per divulgare il sapere e la cultura attraverso libri scientificamente rigorosi e con un linguaggio che li renda facilmente accessibili e interessanti per i lettori di ogni livello culturale e sociale. Giunti è editoria per la prima infanzia, per la scuola, libri per ragazzi, psicologia, musica, arte, letteratura, storia, scienze, ma anche manualità, tempo libero, turismo, cucina, salute, medicine alternative e molte altre proposte.
- "Marsupio.it" equipaggiamento per sportivi, zaini, rucksack, alpinismo, alpine, biking, borse per bici, sleeping bag, sacchi a pelo, sacchi, pelo, tende e tanto altro ancora; I prodotti MARSUPIO garantiscono sicurezza, comfort e funzionalità. Vengono fatte attente ricerche non solo nella scelta dei materiali, nell’organizzazione della produzione, nel controllo qualità, nel design accativante ed esclusivo, ma anche per collocare i materiali secondo le diverse condizioni dell’uso

La GIURIA sarà composta da 6 persone che visioneranno e valuteranno le vostre foto, da queste ne saranno scelte 10 che andranno in finale per poi fare una ulteriore selezione sino ad arrivare alle 3 foto più belle.
La giuria sarà composta da:
Giuseppe Malfattore (fotografo)
Libero Api (fotografo)
Antonio ‘Nemo’ Amato (fotografo)
Andrea Opletal (organizzatore)
Enzo Massa Micon (guardaparco)
Armando Cattarinich (fotografo)
Ferruccio Altomare (escursionista)
Aldo Frezza (fotografo)

IL REGOLAMENTO

1. LoopLetal http://www.aopletal.net organizza il concorso fotografico "La Montagna"
2. saranno premiati le prime 3 foto scelte da una giuria
3. le foto dovranno essere inviate via mail a andri.foto@gmail.com a partire dal 05 ottobre 2009
4. la data di termine entro la quale presentare le opere al concorso è il 31 ottobre 2009; tale data può essere posticipata a causa di forze maggiori o in seguito ad un numero ridotto di presentazione di opere.
5. le opere devono esser presentate in formato digitale JPEG con una risoluzione minima di 1024x768
6. le immagini possono essere anche delle scansioni purché di originali realizzate dall’autore stesso
7. la consegna può avvenire esclusivamente tramite posta elettronica inviando le immagini all’indirizzo di posta elettronica andri.foto@gmail.com
8. la partecipazione è aperta a chiunque ad esclusione degli organizzatori e di eventuali sponsor
9. ogni partecipante può presentare un numero massimo di 2 foto e dovrà indicare per ciascuna di esse il titolo dell’opera
10. la partecipazione al concorso è TOTALMENTE GRATUITA
11. ogni autore è responsabile del contenuto delle immagini inviate e solleva pertanto il portale www.aopletal.net da ogni eventuale conseguenza inclusa la richiesta di danni morali e materiali
12. l’invio di immagini da parte del partecipante al concorso fotografico presuppone che lo stesso sia in possesso del copyright relativo alle stesse
13. in base a quanto sopra, il portale www.aopletal.net non può essere pertanto ritenuto responsabile di controversie relative alla paternità delle immagini o di qualunque altra conseguenza legata alle immagini oggetto del concorso fotografico
14. a "garantire" la paternità dell’opera, le opere premiate dovranno essere consegnate (in formato digitale JPEG con una dimensione minima 2 Megapixel) prima della premiazione.
15. le opere consegnate fuori dei termini (salvo proroghe di scadenza pubblicate sul portale www.aopletal.net) o con modalità non corrette non saranno prese in considerazione
16. gli eventuali premi e/o riconoscimenti saranno recapitati ai vincitori a mezzo corriere, e sarà cura dei vincitori del contest fornire i dati necessari alla consegna
17. il giudizio della giuria selezionata è inappellabile
18. la partecipazione al concorso fotografico a premi implica la piena accettazione del presente regolamento


Ulteriori informazioni anche sul gruppo di facebook e sull’evento correlato.

venerdì 2 ottobre 2009

Fotografi nel web #88: Aldo Frezza



Aldo Frezza: chi è?
Sono nato a Roma, dove vivo. Come quasi tutti, ho iniziato a fotografare per passione. Dopo, la cosa è diventata per me sempre più importante, unendosi alle altre grandi passioni della mia vita: la montagna e l’alpinismo. Ho iniziato così a fotografare le cose che facevo in montagna, proponendo alle riviste del settore articoli e foto riguardanti itinerari, ascensioni, ecc... Poi ho lavorato molti anni, come fotografo e addetto-stampa, con un team di medici, specializzati in ricerche medico-scientifiche in alta quota ed in ambienti estremi. Con loro ho partecipato a grandi viaggi sulle Alpi, in Africa (monti Kenya e Kilimanjaro, deserto del Sahara libico e marocchino) ed in Asia (Nepal, Sikkim). Insomma, è diventata così anche una professione (anche se non la mia sola professione, per vivere faccio anche dell’altro). Attualmente mi occupo di scrivere articoli su argomenti di montagna e, in generale, di attvità "outdoor" (alpinismo, escursionimso, trekking, sci, economia, scienza, arte e cultura di regioni montane, ecc...), accompagnati regolarmente dalle mie foto, per testate cartacee e web. Da quando è nata Ilaria, mia figlia, mi occupo di ricercare itinerari adatti ai bambini, e curo regolarmente una rubrica ad essi dedicata sulla "Rivista del Trekking".

Quando hai iniziato a fotografare?
Ero molto piccolo, mia madre prese, con i punti delle saponette, una macchina fotografica Eura Ferrania, oggetto oggi preistorico che ho ancora (non sono mai riuscito a separarmene). Era la prima macchina fotografica che avevo tra le mani, ma ne rimasi affascinato e da quel giorno divenni il "fotografo ufficiale" delle gite familiari e delle vacanze estive. Poi, per molti anni, più niente, finchè non cominciai a lavorare e a guadagnare i miei primi soldi. Una fotocamera fu allora, insieme allo stereo, il primo oggetto acquistato col mio stipendio. Si trattava, finalmente, di una vera reflex, una Canon FTB. E così, una volta ripreso il via, non ho più smesso.

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Il tipo di foto che faccio per professione – la foto di montagna – è un genere molto particolare, che attraversa in maniera trasversale molti argomenti. C’è al suo interno un po’ di reportage sportivo o di foto d’azione, un po’ di reportage di viaggio, un po’ di paesaggio o di foto naturalistica, ecc... In questi casi, la sfida è cercare di mettere, anche nelle inquadrature più classiche, qualcosa del mio personale modo di vedere. Mi spiego meglio: molto spesso le foto di montagna sono fatte da alpinisiti bravissimi che, non essendo principalmente fotografi, tendono però a ripetere le stesse inquadrature (la parete, la cordata, i portatori, le strade di Kathmandu o di Skardu, ecc...). Io cerco di avere un occhio più "fotografico", e di trovare modi di raccontare più originali ed accattivanti. La situazione, comunque, è molto cambiata da questo punto di vista, e ora le montagne di tutto il mondo sono piene di ottimi fotografi, come dimostra la qualità delle immagini delle riviste del settore, decisamente migliorata negli ultimi anni. Quando riesco a fotografare solo per me, mi piacciono molto la "street photography", il reportage di viaggio ed i concerti. Coltivo poi, in segreto, un’insana passione: passo interi pomeriggi a fotografare muri, manifesti strappati, particolari di graffiti inquadrandoli in maniera tale da farli sembrare quadri astratti, composizioni di pure linee, forme e colori.

Hai fatto qualche corso di fotografia?
Sì, e sono stati molto importanti per me, grazie al valore degli insegnanti. Ho studiato still-life con Alberto Incrocci, che mi ha insegnato il suo grande senso di rigore nel controllo delle luci e della composizione, cosa che si è rivelata preziosissima anche al di là dello still-life, genere che non ho più praticato. Ho frequentato un workshop con Steve Mc Curry, dove ho approfondito il senso della sintesi e dell’impatto comunicativo dell’immagine. Dopo il mio passaggio al digitale (avvenuto molto tardi rispetto ad altri, un paio di anni fa), ho frequentato corsi di Post Produzione (settore in cui mi sentivo un po’ carente) con Marianna Santoni.

Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Tra i grandi del passato, ho sempre ammirato – pur nella loro completa diversità - Ernst Haas e Jeanloup Sieff. Apprezzo in entrambi la capacità rivoluzionaria di andare oltre, di sperimentare, di uscire dagli schemi che imponeva il loro genere di fotografia. Ernst Haas ha reinventaro la foto a colori utilizzando creativamente tutto quello che prima era considerato solo un "errore tecnico" (mosso, silohuette, dominati, ecc...), Sieff ha introdotto, nella moda, i grandangoli spinti, le inquadrature che non riprendevano solo vestiti, i ritratti non "agiografici", ecc... Anche se non pratico la foto di moda, il suo essere "visionario", il suo saper immaginare cose diverse mi affascinano ancora. In tempi recenti, c’è un personaggio che non solo apprezzo, ma che "avrei voluto essere": Galen Rowell. Grande alpinista, attivo negli anni ’60 in Yosemite Valley, divenne fotogiornalista e lavorò per riviste del calibro di National Geographic, esplorando le regioni più selvagge del mondo. Considero il suo libro "Galen Rowell’s vision, the art of adventure photography" il più bel manuale di fotografia mai scritto. Non vi si parla di tecnica, ma di ciò che succede nella testa e negli occhi di chi sta dietro il mirino, del suo approccio al soggetto, del suo modo di viaggiare, dell’influenza della tecnologia sull’immagine, della ricerca della propria personale visione, ecc... Anche senza conoscerlo, Rowell mi ha dato tanto, e la notizia della sua morte in un incidente aereo mi lasciò veramente scioccato. Ma ci sono altri fotografi di montagna altrettanto bravi, che apprezzo molto: l’austriaco Heinz Zak, forse il maggiore specialista europeo di foto di arrampicata estrema, o Davide Camisasca (guida alpina e fotografo di Gressoney). Infine, alcuni grandi del reportage stranieri ed italiani: McCurry, Salgado, Natchwey, Pistolesi, Zizola.

Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Dopo la FTB, di cui ho detto, ho sempre posseduto apparecchi Canon. Nell’ordine, F1, F1 New, Eos 1n. Attualmente utilizzo, con piena soddisfazione, una 5D. Le ottiche sono: 15, 17-35, 24-70, 50, 85, 70-200.

Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?


Questo: si tratta di piccoli monaci che assistono ad una cerimonia al monastero di Hemis, in Sikkim. Nonostante sembri un’inquadratura abbastanza banale, essa ha per me un fascino sottile, una magia che non appare subito, ma emerge sempre più prepotente alla distanza. Spesso, nella preparazione di mie mostre o proiezioni, faccio il gioco di affiancarla ad altre immagini, di grande impatto visivo, dai colori forti, dagli effetti speciali sempre più mirabolanti. Ebbene, è tutto inutile: essa, nella sua disarmante semplicità, ne esce sempre vincitrice.

Quali sono i tuoi progetti attuali e quelli per il futuro?
Scopro che negli ultimi anni la mia attività ed i miei interessi si vanno sempre più estendendo dalla montagna ai viaggi in generale, ma soprattutto alla "filosofia" del viaggiare come esperienza di vita e di arricchimento interiore. Mi interessa sempre più il cercare di guardare – fotograficamente, ma non solo - con occhi nuovi a cultura, religione, tradizioni popolari, sapori e prodotti tipici, condizioni sociali e di vita delle popolazioni, natura ed ecologia. Non solo, quindi, viaggi in luoghi dall’altra parte del mondo, ma anche a pochi metri dalla porta delle nostre case, a riscoprire tutta la "sorpresa", la "magia" e la "novità" che solo i bambini sanno cogliere, anche nelle cose per noi più banali ed abituali. Ecco, mi piacerebbe che il mio percorso fotografico andasse, per il futuro, in questa direzione.

Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Una mia mostra, "Montagne: luoghi, volti, situazioni", è stata esposta in due occasioni in anni scorsi. Più di recente, ho esposto in due diverse gallerie romane "Viaggi dentro e fuori", dove accostavo, in modo apparentemente casuale (in realtà, seguendo logiche cromatiche o compositive), foto di viaggi o esplorazioni in paesi esotici (Asia, Africa, Himalaya) con foto di più "banale" quotidianità: muri scrostrati, finestre, tende, muri ricoperti di graffiti, ecc... L’effetto si è rivelato piuttosto "straniante", suscitato una certa curiosità tra chi l’ha visitata. Infine, una serie di mie immagini di Appennino è stata esposta, qualche anno fa, nell’ambito della Rassegna "Montagne in città", che si svolge – anzi si svolgeva, quest’anno non si sa – ogni anno a Roma.

Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazione delle tue foto su libri e riviste?
Non ho mai vinto concorsi fotografici, ma le mie foto vengono publicate regolarmente sulle riviste per cui collaboro. Molte di quelle realizzate durante le spedizioni medico-scientifiche sono state utilizzate in pubblicazioni scientifiche o per brochures delle ditte che ci sponsorizzavano. Altre sono state utilizzate per illustrare libri, in particolare delle Edizioni Il Lupo, casa editrice abruzzese specializzata in guide escursionistiche. Nel 2007 ho curato, con altri autori, testi e foto della guida "Vivere i laghi del Lazio", edita dalla Regione. Nel 2008 è stato pubblicato, dalle Edizioni Il Lupo, "Bambini in Appennino", raccolta di tinerari per bambini tra i monti di Lazio, Abruzzo, Marche ed Umbria; i testi sono di Albero Osti Guerrazzi e del sottoscritto, la maggior parte delle foto mie. Nel 2003, "Planetmountain" ha pubblicato un articolo su di me, con un portfolio di mie immagini.




Quanto tempo dedichi alla fotografia?
La fotografia non è solo quando sei dietro al mirino o davanti al monitor, c’è un’attività di pensiero, di immaginazione, di ideazione, di progetto. Mi capita molto spesso, anche mentre faccio le cose più normali, di pensare: come fotograferei questa scena? Oppure: devo fotografare questo, o quest’altro. Credo quindi di dedicare alla fotografia molte energie, anche solo di pensiero, e molta parte della mia vita, che è impossibile quantificare.

Raccontaci qualche episodio curioso o simpatico legato alla tua esperienza.
Ero in Marocco, durante una spedizione di medici dermatologi, che testavano creme solari. Ci fermiamo in mezzo al deserto, gli altri vanno in escursione ma io rimango, perché volevo fotografare un flacone di crema in mezzo alle dune, un’idea che avevo avuto. Ad un certo punto, in pieno deserto, appare un tuareg spuntato da non so dove. Dapprima cerca di verdermi alcuni fossili, poi si incuriosisce di quello che sto facendo, si siede e mi guarda lavorare. Intanto parliamo. Alla fine lo convinco a farsi fotografare, gli dò istruzioni e lui, buono buono, esegue: cammina di spalle lasciando molte impronte, si mette in posa, finge di guardare verso l’infinito, tutto secondo le mie istruzioni. Poi, all’improvviso, sparisce nello stesso nulla da cui era venuto. Le foto non sono più state utilizzate, ma l’incontro è stato così surreale che non lo dimenticherò mai. Poi, non posso dimenticare i sorrisi, i giochi e le risate piene di gioia dei bambini nepalesi e indiani incontrati durante i trekking. Arrivare nel villaggio accompagnati dalle loro grida e partecipare ai loro giochi ripaga di tutta la fatica fatta durante il cammino.

Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Rivedere i vecchi scatti è spesso, per me, un’esperienza drammatica, nella quale mi chiedo come è stato possibile aver fatto quelle orribili foto che ora, invece, avrei gettato via senza pensarci su. Ma non è sempre così, per fortuna. A volte c’è una specie di ribaltamento di significato in cui, come se li rivedessi con altri occhi, rivaluto gli scatti che non mi piacevano, scoprendo in essi nuovi significati e nuovi elementi, che prima non ero stato capace – o non avevo l’esperienza per farlo – di cogliere.

Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Innanzitutto sul mio sito, www.aldofrezza.it, poi sul portfolio pubblicato da Planetmountain che ho citato. Infine, a volte, carico qualche mia foto su Facebook.

Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Non vi stancate mai di esplorare tutte le possibilità, non solo dell’attrezzatura, ma soprattutto della vostra mente, dei vostri occhi e del vostro cuore.








Fotografie: © Aldo Frezza

Vuoi concludere con un saluto o un ringraziamento?
Un primo ringraziamento lo devo alla mia famiglia, che ha sempre accettato con pazienza le mie partenze e le mie assenze. Un ringraziamento particolare a Ilaria, che spesso mi accompagna nelle escursioni e mi è stata di grande aiuto nello scrivere "Bambini in Appennino", inventando quasi tutte le favole del libro. Infine, a tutti quelli che ho incontrato durante i miei vagabondaggi, per avermi permesso di rubare i loro sguardi e i loro sorrisi.


Leggi l'intervista anche su: Fotografi nel Web