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venerdì 1 febbraio 2008

Un giorno nella vita dell'Italia

Il Corriere della Sera l'ha definita una "visita guidata all'Italia del 2008": sono 47 fotografie scattate da altrettanti fotografi il 14 gennaio 2008 a documentare la cronaca di una giornata italiana.
Una come tante, un lunedì scelto a caso.
Tutti i 47 fotografi si sono gettati in questa avventura con passione, impegno e umiltà, a cominciare da autori di fama internazionale come Gianni Berengo Gardin, Mauro Galligani, Gianni Giansanti; tra questi anche l'amico e concittadino Lorenzo Cicconi Massi che ha scelto, per quel lunedì di metà gennaio, di rappresentare una scena di vita in una cascina nelle campagne dell'entroterra senigalliese, eccola:


Lo riporto per intero, anche se un po' lungo, ma trovo molto interessante questo commento di Antonio D'Orrico al progetto del Corriere della Sera:

La soap napoletana. Il maiale di Senigallia. Il raggio laser di Frascati. La paracadutista di Rocca di Papa. I chirurghi di Milano. La zarina etrusca. Il meccanico fan di Monnezza...

Un uomo, in mezzo a una città, corre su un ponte incompiuto che finisce con un salto nel vuoto. C'è una metafora più calzante di questa foto per dire dove va l'Italia 2008? Una fotografia non dovrebbe mai essere letta come una metafora. La fotografia è nata per essere il contrario: nuda realtà. Una foto è una foto. Ma nell'Italia del 2008 siamo alla ricerca ossessiva, maniacale di significati, spiegazioni, interpretazioni perché le cose che avvengono appaiono insensate, incomprensibili.
E quindi anche se quest'omino che fa footing sul ponte non finito è una persona in carne e ossa e non un'astrazione, anche se la città che lo circonda con la sua foresta di cemento è Napoli, anche se quel ponte incompiuto come La Gioconda esiste davvero al Vomero, il risultato finale sembra un'invenzione, un fotomontaggio. L'incredibile, in Italia, è diventato vero. Siamo ormai la metafora di noi stessi.

Questi sono i pensieri che mi ispirano le 47 fotografie scattate da altrettanti fotografi il 14 gennaio 2008 a documentare la cronaca di una giornata italiana. Una come tante, un lunedì scelto a caso. I reportage di questo tipo servono di solito a dare un'idea della vita quotidiana di un paese, a raccontare le cose che di solito non attirano l'attenzione di giornali e televisioni, le cose che non sono eclatanti, che non succedono raramente, che non fanno notizia ma costituiscono il tessuto dell'esistenza ordinaria che continua un giorno dopo l'altro.

Il reportage del Magazine ospita molte foto che raccontano la vita com'è in Italia, la storia del 14 gennaio 2008, una pagina di diario. Quel giorno nelle campagne di Senigallia lavoravano il maiale. Contemporaneamente, in un'officina di Piacenza, lavoravano al tornio pezzi per impianti petroliferi e nucleari. All'Istituto Besta di Milano rimuovevano un tumore cerebrale mentre il paziente chiacchierava tranquillamente con l'anestesista (miracoli quotidiani di cui non si parla quasi mai). A Roma si pattinava sul ghiaccio all'ombra dell'Auditorium disegnato da Renzo Piano. A Trastevere, Stefano, meccanico, appollaiato su una moto Honda, mangiava un panino sotto un ritratto di Tomas Milian nei panni di Monnezza. A Frascati, gli scienziati dell'Enea, nei loro camici verdi, cuffie protettive in testa, facevano esperimenti sulla fusione nucleare "a confinamento inerziale". A Prato, lo scrittore Sandro Veronesi si era appena svegliato e, seduto in cucina, prendeva il caffè fumando una sigaretta e leggendo la Gazzetta dello Sport un po' corrucciato, è juventino e l'Inter aveva vinto anche quella domenica (notate, nella foto, il particolare del portacenere, sponsorizzato Corriere della Sera, un pezzo di modernariato griffato Fornasetti)...
Ah, un Paese che lavora, che si cura, che si nutre, che ricerca, che si diverte, che si merita un bel caffè. Sembra una di quelle visite guidate che si facevano nei Paesi del socialismo reale. Ma sappiamo che tutto ciò non è reale, che quest'Italia non esiste, che non ne viene certificata l'esistenza in vita, che non ne vengono riconosciuti i meriti. Quest'Italia sobria, operosa, inventiva non esiste.

No, l'Italia non è così. L'Italia è una metafora. Anzi una serie di metafore. Mischio le 47 foto come un mazzo di carte. Estraggo la Metafora Numero 1: siamo sul set di Un posto al sole, la decana delle soap italiane. Terrazza di Villa Solimene a Posillipo, esterno-giorno, sembra tutto pulito, ordinato, illuminato bene. Sullo sfondo la meraviglia del Vesuvio affacciato sul Golfo, uno dei paesaggi più belli del mondo. Ma è tutto fasullo. Dietro questo scenario da sogno era in pieno svolgimento il 14 gennaio 2008 la guerra della spazzatura, combattuta senza quartiere fino all'ultimo cassonetto.
Metafora Numero 2: isola dell'Asinara, qui è stata ospitata per anni la crème de la crème del banditismo nazionale. Il signore che si vede nella foto, avvolto nel cappottone d'ordinanza, è l'ispettore superiore del corpo di polizia penitenziaria Gianmaria Deriu. Egli è rimasto solo all'Asinara e ne è, assieme, custode, console, ambasciatore, vicerè. Lì, davanti ai bastioni del Fortino che fu la prigione Fornelli, l'ispettore superiore Gianmaria Deriu sembra il sottotenente Drogo del Deserto dei Tartari di Buzzati. La sua solitudine è la condizione esistenziale e politica di tanti italiani malinconicamente perbene.

Metafora Numero 3: Civita di Bagnoregio, detta la città morente perché a due millenni e mezzo dalla sua costruzione in epoca etrusca si sta ineluttabilmente sfaldando. È in corso un tentativo disperato di salvarla dal suo destino di polvere. Tra le salvatrici c'è Zarina Astra, che è nata a Riga ed è scampata alle persecuzioni naziste (prima) e staliniste (dopo). Zarina Astra, fotografata al tavolo di lavoro mentre cala la notte su Civita di Bagnoregio e sul 14 gennaio 2008, con la forza della sua biografia, con la sua fede in una bellezza antica che sembra ormai perduta, può essere la testimonial giusta per dire quanto è difficile la partita che l'Italia sta giocando.

Chiudiamo così su questo sfondo d'apocalisse incombente? O chiudiamo sulla bellissima Roberta Mancino che, sempre quella notte del 14 gennaio 2008, posava nuda per questo servizio, i fianchi intarsiati da un tatuaggio di salamandra, in uno studio fotografico di Rocca di Papa? Roberta ha poco più di vent'anni, è attrice, campionessa mondiale di paracadutismo free style. Il suo know how può tornare utile nell'Italia in caduta libera del 2008. E poi la salamandra impressa sulla sua pelle non è simbolo di rinascita?

Segnalo anche che su questa pagina è possibile ammirare tutte le foto ed anche lasciare un voto per stabilire quale sia l'immagine più bella o rappresentativa di una giornata italiana.
Una come tante, un lunedì scelto a caso.
Fonte foto: www.corriere.it

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