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martedì 14 ottobre 2008

Giorgio Pegoli: una vita da fotoreporter in prima linea

Ieri, lunedì 13 ottobre 2008, presso la sala polifunzionale del Comune di Ostra (AN), in Corso Mazzini, si è tenuta un'interessantissima serata, organizzata dal Gruppo Fotografico Ostra per la serie "Incontri con l'autore 2008", con il fotoreporter di guerra senigalliese Giorgio Pegoli.

Una vita dedicata ai reportage in zone di guerra, sempre in prima linea, sempre a un passo dalle bombe e dal passaggio dei proiettili, sempre con la morte al fianco; ha mostrato i suoi numerosi e drammatici reportage che lui stesso ha scattato in ogni parte del mondo, documentando il dramma dei civili, la sofferenza e desolazione dei più deboli.



Giorgio ha illustrato alcune sue stampe ed ha proiettato un video realizzato nei vari luoghi dei suoi reportages; un filmato non facile da "digerire", che ha notevolmente impressionato per le scene crude e commoventi, un video che "rimane dentro" a lungo (mi ha fatto venire i brividi in diversi passaggi, nonostante fosse la seconda volta che lo vedevo), ed è veramente difficile rimanere impassibili di fronte alla documentazione della sofferenze di vecchi, donne e bambini sfollate dai luoghi di guerra, ai corpi martoriati ed abbandonati alle intemperie dei giovani caduti al fronte, agli occhi dei bambini "nella guerra dei grandi" con dentro stampata la morte.
Ma, come ha tenuto a specificare il fotoreporter senigalliese, le immagini viste ieri sera su carta e su video erano quelle meno forti: nel suo archivio Pegoli ha ben altre immagini decisamente più crude e drammatiche, di quelle che non sono per tutti e che non si vedranno mai né sui libri né sui giornali.



Ma nelle due ore e mezza trascorse con Giorgio Pegoli, gran parte del tempo è trascorso ascontando le sue esperienze e parecchi aneddoti.
Il lavoro di fotoreporter di guerra non è decisamente un mestiere facile: cammini costantemente con la morte al tuo fianco e, ad una mia domanda su cosa ci sia a spingerlo a partire ogni volta nonostante abbia rischiato di non tornare a casa la volta precedente, Pegoli ha risposto che "...questo è il mio lavoro, la mia passione. Voglio andare sul posto a vedere come sono realmente le cose, voglio denunciare a tutti cosa accade in quei luoghi di guerra e fissare un'immagine che possa diventare domani un documento storico..."

Nei vari aneddoti raccontati, molti dei quali davvero impressionanti per il rischio corso di lasciarci la vita (come in Kosovo quando sono stati attirati in una trappola da un gruppo di Serbi che credevano fossero giornalisti francesi e volevano ucciderli per vendicare una precedente sparatoria con i militari d'oltralpe, o in Iraq quando un attentato ai militari italiani ha fatto saltare in aria l'automezzo che apriva il convoglio, e lui era all'interno di quello in terza posizione, riprendendo poi tutte le vicende...), curioso e gustoso (ma non per lui che l'ha vissuto!) è stato sentire come, lui e un operatore insieme alla guida del posto, siano riusciti ad infiltrarsi, unici giornalisti occidentali a farlo, in un gruppo di talebani in Afghanistan e riprenderli e fotografarli per due giornate nel loro villaggio sui monti, partecipando insieme anche ad un'azione di guerra.
Bisogna sapere che i talebani non sono persone molto malleabili, se vedono qualcuno con una macchina fotografica prima sparano poi chiedono chi sia.
Eppure, delle circostanze davvero singolari e curiose, li hanno portati a chiedere (con estremo timore sulle conseguenze) il visto per l'accesso alle zone più riservate ad un capo spirituale talebano che, una volta visti i passaporti italiani, ha rivelato loro di aver trascorso cinque anni in Italia come capo di una comunità religiosa a Verona, e di essere stato ben accolto; ha quindi rilasciato loro un lasciapassare che, praticamente, recitava così: "Questi sono miei fratelli e possono andare in qualsiasi posto essi vogliano, e chi torcerà loro un capello ne risponderà con la vita!" ...e
sono stati trattati da fratelli!! :-)



Ma Pegoli ha anche ammesso che ha sempre avuto molta fortuna, che ha scampato la morte parecchie volte giusto per un secondo o per aver scelto di andare dalla parte giusta nel momento giusto; e che, per chi fa il suo lavoro, è frequente svegliarsi con gli incubi nel cuore della notte pensando di trovarsi al fronte anziché nel proprio letto a casa.
Però, nonostante tutto quello che rischia chi fa il fotoreporter di guerra, questo è un mestiere che "non paga": è difficile piazzare alle riviste foto così forti, la gente non vuole vedere questa realtà ma preferisce cose frivole, belle, spensierate....
La destinazione ideale per i reportages di Giorgio Pegoli sono le mostre e, soprattutto, le pubblicazioni editoriali (per ulteriori informazioni sui libri di Giorgio Pegoli vai qua e qua).

Una serata davvero interessante; per chi fosse interessato ad approfondire l'argomento e vedere altre immagini, Giorgio Pegoli è a Senigallia (AN), in Via Carducci, 11.



I luoghi dei reportage di Giorgio Pegoli:
Vietnam (1978) - Germania est (1978) - Brasile (1981) – Canarie (1982) – India (1984) – Nepal (1985) – Perù (1986) – Cina (1986) – Ciad (1987) – Nicaragua (1987) – Laos (1988) – Cambogia (1988) – Salvador (1989) – Libano (1989/90) – Romania (1990) – Iraq, la Guerra del Golfo (1991) – Giordania (1991) - Palestina (1991) – Israele (1991) – Croazia (1991/92) – Russia (1992) – Bosnia (1993/96) - Ucraina(1993/94) – Russia (1994) – Albania (1995) – Polonia (1995) – Pakistan (1996) – Cecoslovacchia (1996) – Afghanistan (1996) – Albania (1997) – Kosovo (1999/ 00) - Afghanistan (2002) - Afghanistan (2003) - Kosovo (2004) - Iraq (2004)

Da: Riquadro.com

2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Articolo veramente incisivo e sintetico di quella che è stata una serata interessantissima.
    p.s. ho copiato tutto (con debita citazione)sul ns. blog....
    Grazie

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