Non si tratta di un nuovo reality sulla falsariga de 'la pupa e il secchione', ma è un piccolo aneddoto di quel giorno che nacque mia figlia.
Era il 18 dicembre 2004, quasi due anni fa.
La nascita di un figlio è sempre una grossa emozione, e per me era la seconda; ma c'era qualcosa di diverso questa volta.
Stavolta avevo una passione in più rispetto a tre anni prima, stavolta avevo il pallino della fotografia ed avevo deciso di immortalare i suoi primi attimi di vita o, perlomeno, i primi ai quali io avessi potuto assistere.
Non potendo entrare in sala parto causa taglio cesareo, mi sono dovuto accontentare di entrare nella sala adiacente, quella dove l'ostetrica lava il neonato, lo pesa e lo prepara per 'mostrarsi in pubblico'.
E quindi ero bardato di tutto punto: camice bianco, ghette bianche, non ricordo se mi avessero dato anche una cuffietta bianca e... la mia fida Sony F717 pronta a scattare ben stretta in mano!
E così faccio la conoscenza con Caterina, tutta sporca e in preda ad un pianto inconsolabile.
Mamma mia, quant'è bruttina!
No no, è bellissima!!! :-)
Ok, basta con i sentimentalismi, qua c'è da lavorare! Inizio a scattare a raffica, poi, quando adagiano la bimba avvolta in lenzuola bianche sotto una macchina con una lampada calda per mantenerla alla giusta temperatura e farla abituare al nuovo ambiente, setto la fotocamera in modalità macro e piazzo l'obiettivo a pochissimi centimetri di distanza dal suo viso per farle dei primissimi piani.
Sony DSC-F717
1/50
F2.0
ISO800
Me ne sto tutto preso dal mio lavoro mentre si avvicina l'ostetrica, che mi guarda perplesso.
Guarda me, poi abbassa gli occhi verso il 'cannone' della Sony che sta sparando in direzione della piccola testolina.
Poi rialza lo sguardo su di me.
Con la coda dell'occhio vedo il viso dell'ostetrica che sembra chiedersi "ma che diavolo sta facendo 'sto tipo?" e, quando noto che sta per aprire la bocca per dirmi qualcosa, temo che stia per arrivare un rimprovero nei miei confronti; mi blocco, e istintivamente allontano la fotocamera dalla piccoletta che ancora sta piangendo, come se si fosse incacchiata che suo padre, invece di coccolarla, le stia facendo le radiografie...
L'ostetrica ora fissa la mia Sony, allunga il dito indice indicando l'obiettivo (io intanto aspettavo che mi chiedesse di togliere di mezzo quell'attrezzo malefico) e mi dice...
"AMMAZZA, MA QUANTI MEGAPIXEL HA??"
E così, mentre coccolavo la mia Caterina, abbiamo iniziato a parlare di macchine fotografiche, che ostetrica fantastica! ;-)
Era il 18 dicembre 2004, quasi due anni fa.
La nascita di un figlio è sempre una grossa emozione, e per me era la seconda; ma c'era qualcosa di diverso questa volta.
Stavolta avevo una passione in più rispetto a tre anni prima, stavolta avevo il pallino della fotografia ed avevo deciso di immortalare i suoi primi attimi di vita o, perlomeno, i primi ai quali io avessi potuto assistere.
Non potendo entrare in sala parto causa taglio cesareo, mi sono dovuto accontentare di entrare nella sala adiacente, quella dove l'ostetrica lava il neonato, lo pesa e lo prepara per 'mostrarsi in pubblico'.
E quindi ero bardato di tutto punto: camice bianco, ghette bianche, non ricordo se mi avessero dato anche una cuffietta bianca e... la mia fida Sony F717 pronta a scattare ben stretta in mano!
E così faccio la conoscenza con Caterina, tutta sporca e in preda ad un pianto inconsolabile.
Mamma mia, quant'è bruttina!
No no, è bellissima!!! :-)
Ok, basta con i sentimentalismi, qua c'è da lavorare! Inizio a scattare a raffica, poi, quando adagiano la bimba avvolta in lenzuola bianche sotto una macchina con una lampada calda per mantenerla alla giusta temperatura e farla abituare al nuovo ambiente, setto la fotocamera in modalità macro e piazzo l'obiettivo a pochissimi centimetri di distanza dal suo viso per farle dei primissimi piani.
Sony DSC-F717
1/50
F2.0
ISO800
Me ne sto tutto preso dal mio lavoro mentre si avvicina l'ostetrica, che mi guarda perplesso.
Guarda me, poi abbassa gli occhi verso il 'cannone' della Sony che sta sparando in direzione della piccola testolina.
Poi rialza lo sguardo su di me.
Con la coda dell'occhio vedo il viso dell'ostetrica che sembra chiedersi "ma che diavolo sta facendo 'sto tipo?" e, quando noto che sta per aprire la bocca per dirmi qualcosa, temo che stia per arrivare un rimprovero nei miei confronti; mi blocco, e istintivamente allontano la fotocamera dalla piccoletta che ancora sta piangendo, come se si fosse incacchiata che suo padre, invece di coccolarla, le stia facendo le radiografie...
L'ostetrica ora fissa la mia Sony, allunga il dito indice indicando l'obiettivo (io intanto aspettavo che mi chiedesse di togliere di mezzo quell'attrezzo malefico) e mi dice...
"AMMAZZA, MA QUANTI MEGAPIXEL HA??"
E così, mentre coccolavo la mia Caterina, abbiamo iniziato a parlare di macchine fotografiche, che ostetrica fantastica! ;-)
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