Capita, nella vita, di venire a conoscenza immediatamente di cose futili o insignificanti, e di ignorare, invece, altri avvenimenti ben più importanti che riguardano persone a noi care.
Oggi ho visto, pedalando per il centro città, un nome a me familiare scritto su un annuncio funebre appeso a un muro.
Era datato 12 maggio 2007.
Un vero peccato non averlo visto in tempo, avrei volentieri portato un ultimo saluto a Valentino, un simpatico signore di 82 anni che un giorno di metà gennaio 2006 mi ritrovai sulla porta dell'ufficio: si presentava magrissimo, alto, con il cappotto nero, il cappello e il bastone, accompagnato da una signora di un paese dell'est che gli faceva da badante.
Lo sguardo vispo ma sicuro, la voce calma e leggermente tremolante, ricordo che mi disse stringendomi la mano in maniera decisa:
"E' lei Libero? Ho visto alcune sue foto, mi è piaciuta molto quella delle sedie. Verrebbe gentilmente a casa mia per mostrarmene delle altre?"
Qualche sera dopo andai a trovarlo portando con me un bel mucchietto di stampe fatte con una stampante laser a colori su carta comune (non avevo niente di stampato su carta fotografica da laboratorio) e in quelle due ore passate insieme gli mostrai i miei lavori, bevemmo un bicchiere di aranciata e mi raccontò della sua vita, della sua gioventù e della grande passione per l'arte figurativa in genere.
Tra pittura, scultura e fotografia preferiva di gran lunga la prima, la sua casa era tappezzata di quadri di autori famosi e non, e quella era solo una piccola parte della collezione, che custodiva in un altro appartamento.
Mi parlò dei suoi contatti con i pittori italiani dell'ultimo cinquantennio, della sua amicizia con Mario Giacomelli e delle discussioni avute con lui riguardo al suo stile fotografico ("le sue foto non mi sono mai piaciute" mi confessò guardandomi e sorridendo con i suoi occhietti furbi).
Ciao Valentino, questo saluto è per te.
Scusa il ritardo...
Oggi ho visto, pedalando per il centro città, un nome a me familiare scritto su un annuncio funebre appeso a un muro.
Era datato 12 maggio 2007.
Un vero peccato non averlo visto in tempo, avrei volentieri portato un ultimo saluto a Valentino, un simpatico signore di 82 anni che un giorno di metà gennaio 2006 mi ritrovai sulla porta dell'ufficio: si presentava magrissimo, alto, con il cappotto nero, il cappello e il bastone, accompagnato da una signora di un paese dell'est che gli faceva da badante.
Lo sguardo vispo ma sicuro, la voce calma e leggermente tremolante, ricordo che mi disse stringendomi la mano in maniera decisa:
"E' lei Libero? Ho visto alcune sue foto, mi è piaciuta molto quella delle sedie. Verrebbe gentilmente a casa mia per mostrarmene delle altre?"
Qualche sera dopo andai a trovarlo portando con me un bel mucchietto di stampe fatte con una stampante laser a colori su carta comune (non avevo niente di stampato su carta fotografica da laboratorio) e in quelle due ore passate insieme gli mostrai i miei lavori, bevemmo un bicchiere di aranciata e mi raccontò della sua vita, della sua gioventù e della grande passione per l'arte figurativa in genere.
Tra pittura, scultura e fotografia preferiva di gran lunga la prima, la sua casa era tappezzata di quadri di autori famosi e non, e quella era solo una piccola parte della collezione, che custodiva in un altro appartamento.
Mi parlò dei suoi contatti con i pittori italiani dell'ultimo cinquantennio, della sua amicizia con Mario Giacomelli e delle discussioni avute con lui riguardo al suo stile fotografico ("le sue foto non mi sono mai piaciute" mi confessò guardandomi e sorridendo con i suoi occhietti furbi).
Poi mi fece inorgoglire dicendo "...questa invece... è poesia!" mentre ammirava la mia foto delle sedie.
Mi fa piacere pensare che, in un angolino della parete della sua abitazione, abbia ritagliato un posticino anche per una mia foto.Ciao Valentino, questo saluto è per te.
Scusa il ritardo...
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